venerdì 29 gennaio 2016

FRONTIERE

Nel momento in cui l’avvenire stesso dell’Unione è messo in forse dalla ventilata sospensione di Schengen e dal ritorno di quelle frontiere che l’ondata migratoria ha sollecitato, rivelando peraltro la fragilità della costruzione europea, può essere utile la lettura di questo breve brano in cui Dario Gentili riflette sulla crisi della sovranità statale nel mondo globalizzato, che si rende evidente nella moltiplicazione e nella sovrapposizione dei confini e nell’innalzamento di muri tesi a separare interno ed esterno, come frontiere difensive contro un supposto disordine barbarico.

Questo testo fa parte di una serie di materiali di lavoro dal titolo  “ Filosofie e mondializzazione. Terra e luoghi nell’età globale”, messi a punto da Stefano Marzocchi in “ Novecento. Filosofia e dintorni”, disponibile on line:



FRONTIERE
( tratto da “ Confini, frontiere, muri” di Dario Gentili - Lettera Internazionale n° 98- 2008)
                                                

Perché ci sia confine, c'è bisogno che siano almeno due gli ordini politici che si riconoscono la sovranità su un dato territorio. Se l'impero ha ai propri margini frontiere, lo Stato ha confini. In epoca moderna l'ambivalenza latina di fines e limes... si è perduta a vantaggio del confine. In inglese, lingua marittima e non continentale, invece, la distinzione tra bound e frontier rimane netta... Nello stesso periodo in cui in Europa si afferma la topografia del confine, dall'altra parte dell'oceano la topografia della frontiera ritrova gli spazi sconfinati nel West degli Stati Uniti in via di espansione. Frederick Jackson Turner è il più noto storico - e apologeta - della frontiera americana... The Frontier in American History del 1920... «La frontiera americana si distingue nettamente da quella europea, che è una linea di confine fortificata che corre attraverso terre densamente abitate. La cosa più significativa della frontiera americana è che è posta proprio al limite dei territori aperti all'espansione e alla conquista»... non è lineare come il confine ed è mobile, protesa costantemente alla conquista... «In quest'avanzata, la frontiera è la cresta, la lama acuta dell'onda, il punto d'incontro tra barbarie e civiltà». Da un verso, la frontiera americana, come il limes romano, è a contatto con il barbaricum, la cui conquista è anche un'opera di civilizzazione... Dall'altro verso, la metaforica della frontiera è marittima piuttosto che terrestre... «Ciò che il Mediterraneo rappresentava per i greci, perché recideva i legami della consuetudine, offriva nuove esperienze e suscitava istituzioni e attività, questo, e qualcosa di più, ha 3 rappresentato direttamente per gli Stati Uniti, e più remotamente per le nazioni d'Europa, la frontiera nel suo avanzare e nel suo conseguente restringersi». Il mare rappresenta l'elemento opposto della terra: è sconfinato e smisurato. È, insieme al deserto della Terra Promessa a esso affine, l'altra faccia dell'Occidente, l'alternativa sempre possibile rispetto al radicamento sulla terra: guerra e viaggio, Iliade e Odissea... La frontiera americana non può fissarsi, irrigidirsi in confine: la sua espansione non si è arrestata nemmeno con la conquista definitiva del West... «Sarebbe un profeta ben imprudente chi asserisse che il carattere espansivo della vita americana sia ora interamente cessato. Il movimento è stato il fattore dominante, e, se questo allenamento non ha effetto su un popolo, l'energia americana chiederà continuamente un campo più vasto per esercitarsi» (Turner). La globalizzazione può essere un fenomeno leggibile alla luce dell'esperienza della frontiera, del suo state of mind, come scrive Turner: è la forma specifica dell'imperialismo americano, del suo sconfinamento di natura prettamente marittima ed economica - in questo più affine al modello imperiale inglese che a quello romano. E tuttavia, la frontiera - e la globalizzazione - comprende in sé, fin nel suo etimo, il rischio della sua perversione: imporre la linea alla fluidità del mare, innalzare e militarizzare un "fronte" contro un nemico che non minaccia alcuna guerra, ma serve per mantenere desta la vigilanza su un'identità ormai in crisi... Uno Stato-nazione che pretende di "regolare" i "flussi" di merci, informazioni e persone, che circolano attraverso uno spazio marittimo e imperiale, in base alla logica lineare e discriminante del territorio; una sovranità che presume di "regolare" le frontiere come se fossero confini - ecco il nuovo muro. I muri di oggi manifestano la crisi della sovranità e, più in generale, la crisi della modernità... I muri oggi non vengono eretti per definire confini bensì frontiere; ma non si tratta della tipologia della frontiera mobile americana - e di ogni colonialismo in generale. Questi muri di frontiera sono immobili. Pur non riconoscendo alcun ordine politico al di fuori, non sono frontiere di conquista, bensì di difesa; a differenza del confine, non definiscono entrambe le parti, ma soltanto la rettitudine di una parte, quella interna: sono i baluardi di difesa contro gli attacchi alla democrazia e all'ordine interno, così se ne giustifica sovente la costruzione... Nel mondo globale, confini e frontiere, piuttosto che venir meno, si moltiplicano, si sovrappongono e si confondono anche all'interno di un medesimo ordine politico-giuridico. Nell'Unione Europea, per esempio, i confini sono porosi all'interno degli Stati di Maastricht e rigidi ai suoi margini esterni; allo stesso tempo, torna nel Vecchio Continente anche la frontiera in quanto zona di espansione verso Est e verso i paesi dell'altra sponda del Mediterraneo. A complicare ulteriormente la topografia politica contemporanea a livello globale, si aggiunge il fronte della sovranità: il muro di frontiera. Dalla parte interna, l'ordine, la democrazia, lo Stato di diritto e la cittadinanza e, dall'altra, il loro contrario speculare - donne e uomini di cui si riconosce esclusivamente la condizione fuorilegge, che non accorda loro nemmeno lo statuto di nemico, tutt'al più di criminale... I muri di frontiera di oggi comportano allo stesso tempo la differenza qualitativa della frontiera e la separazione netta tra interno ed esterno del confine. Nel mondo greco, i barbari erano al di fuori del logos, nel mondo romano al di fuori del limes dell'impero; nel mondo contemporaneo, i barbari possono essere all'interno dei confini statuali e, al contempo, al di fuori delle frontiere murate...

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