FRONTIERE
Nel momento in cui l’avvenire
stesso dell’Unione è messo in forse dalla ventilata sospensione di Schengen e
dal ritorno di quelle frontiere che l’ondata migratoria ha sollecitato,
rivelando peraltro la fragilità della costruzione europea, può essere utile la
lettura di questo breve brano in cui Dario Gentili riflette sulla crisi della
sovranità statale nel mondo globalizzato, che si rende evidente nella
moltiplicazione e nella sovrapposizione dei confini e nell’innalzamento di muri
tesi a separare interno ed esterno, come frontiere difensive contro un supposto
disordine barbarico.
Questo
testo fa parte di una serie di materiali di lavoro dal titolo “ Filosofie e mondializzazione. Terra e
luoghi nell’età globale”, messi a punto da Stefano Marzocchi in “ Novecento.
Filosofia e dintorni”, disponibile on line:
FRONTIERE
(
tratto da “ Confini, frontiere, muri” di Dario Gentili - Lettera Internazionale
n° 98- 2008)
Perché ci sia confine, c'è bisogno che siano almeno due gli
ordini politici che si riconoscono la sovranità su un dato territorio. Se
l'impero ha ai propri margini frontiere, lo Stato ha confini. In epoca moderna
l'ambivalenza latina di fines e limes... si è perduta a vantaggio del confine.
In inglese, lingua marittima e non continentale, invece, la distinzione tra
bound e frontier rimane netta... Nello stesso periodo in cui in Europa si
afferma la topografia del confine, dall'altra parte dell'oceano la topografia
della frontiera ritrova gli spazi sconfinati nel West degli Stati Uniti in via
di espansione. Frederick Jackson Turner è il più noto storico - e apologeta -
della frontiera americana... The Frontier in American History del 1920... «La
frontiera americana si distingue nettamente da quella europea, che è una linea
di confine fortificata che corre attraverso terre densamente abitate. La cosa più
significativa della frontiera americana è che è posta proprio al limite dei
territori aperti all'espansione e alla conquista»... non è lineare come il
confine ed è mobile, protesa costantemente alla conquista... «In
quest'avanzata, la frontiera è la cresta, la lama acuta dell'onda, il punto
d'incontro tra barbarie e civiltà». Da un verso, la frontiera americana, come
il limes romano, è a contatto con il barbaricum, la cui conquista è anche
un'opera di civilizzazione... Dall'altro verso, la metaforica della frontiera è
marittima piuttosto che terrestre... «Ciò che il Mediterraneo rappresentava per
i greci, perché recideva i legami della consuetudine, offriva nuove esperienze
e suscitava istituzioni e attività, questo, e qualcosa di più, ha 3 rappresentato
direttamente per gli Stati Uniti, e più remotamente per le nazioni d'Europa, la
frontiera nel suo avanzare e nel suo conseguente restringersi». Il mare
rappresenta l'elemento opposto della terra: è sconfinato e smisurato. È,
insieme al deserto della Terra Promessa a esso affine, l'altra faccia
dell'Occidente, l'alternativa sempre possibile rispetto al radicamento sulla
terra: guerra e viaggio, Iliade e Odissea... La frontiera americana non può
fissarsi, irrigidirsi in confine: la sua espansione non si è arrestata nemmeno
con la conquista definitiva del West... «Sarebbe un profeta ben imprudente chi
asserisse che il carattere espansivo della vita americana sia ora interamente
cessato. Il movimento è stato il fattore dominante, e, se questo allenamento
non ha effetto su un popolo, l'energia americana chiederà continuamente un
campo più vasto per esercitarsi» (Turner). La globalizzazione può essere un
fenomeno leggibile alla luce dell'esperienza della frontiera, del suo state of
mind, come scrive Turner: è la forma specifica dell'imperialismo americano, del
suo sconfinamento di natura prettamente marittima ed economica - in questo più
affine al modello imperiale inglese che a quello romano. E tuttavia, la
frontiera - e la globalizzazione - comprende in sé, fin nel suo etimo, il
rischio della sua perversione: imporre la linea alla fluidità del mare,
innalzare e militarizzare un "fronte" contro un nemico che non
minaccia alcuna guerra, ma serve per mantenere desta la vigilanza su
un'identità ormai in crisi... Uno Stato-nazione che pretende di
"regolare" i "flussi" di merci, informazioni e persone, che
circolano attraverso uno spazio marittimo e imperiale, in base alla logica
lineare e discriminante del territorio; una sovranità che presume di "regolare"
le frontiere come se fossero confini - ecco il nuovo muro. I muri di oggi
manifestano la crisi della sovranità e, più in generale, la crisi della
modernità... I muri oggi non vengono eretti per definire confini bensì
frontiere; ma non si tratta della tipologia della frontiera mobile americana -
e di ogni colonialismo in generale. Questi muri di frontiera sono immobili. Pur
non riconoscendo alcun ordine politico al di fuori, non sono frontiere di
conquista, bensì di difesa; a differenza del confine, non definiscono entrambe
le parti, ma soltanto la rettitudine di una parte, quella interna: sono i
baluardi di difesa contro gli attacchi alla democrazia e all'ordine interno,
così se ne giustifica sovente la costruzione... Nel mondo globale, confini e
frontiere, piuttosto che venir meno, si moltiplicano, si sovrappongono e si
confondono anche all'interno di un medesimo ordine politico-giuridico.
Nell'Unione Europea, per esempio, i confini sono porosi all'interno degli Stati
di Maastricht e rigidi ai suoi margini esterni; allo stesso tempo, torna nel
Vecchio Continente anche la frontiera in quanto zona di espansione verso Est e
verso i paesi dell'altra sponda del Mediterraneo. A complicare ulteriormente la
topografia politica contemporanea a livello globale, si aggiunge il fronte
della sovranità: il muro di frontiera. Dalla parte interna, l'ordine, la
democrazia, lo Stato di diritto e la cittadinanza e, dall'altra, il loro
contrario speculare - donne e uomini di cui si riconosce esclusivamente la
condizione fuorilegge, che non accorda loro nemmeno lo statuto di nemico,
tutt'al più di criminale... I muri di frontiera di oggi comportano allo stesso
tempo la differenza qualitativa della frontiera e la separazione netta tra
interno ed esterno del confine. Nel mondo greco, i barbari erano al di fuori
del logos, nel mondo romano al di fuori del limes dell'impero; nel mondo
contemporaneo, i barbari possono essere all'interno dei confini statuali e, al
contempo, al di fuori delle frontiere murate...
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