Sta per uscire il nuovo libro di Paolo Flores d’Arcais
dal titolo “La guerra del sacro. Terrorismo, laicità e democrazia radicale” (Raffaello Cortina
Editore).
Questo breve estratto fa comprendere con chiarezza le linee guida del saggio di d’Arcais……
Il fondamentalismo islamico ha dichiarato guerra a quattro secoli di modernità, alla civiltà dell’illuminismo e dell’eguaglianza nata da eresia+scienza.
Sottrarsi è illusorio, i fondamentalisti del Sacro non si fermeranno, gli establishment del privilegio fanno da quinta colonna (a loro interessano affari e profitti, con chiunque, non disincanto e laicità, e meno che mai “liberté, égalité, fraternité”)
L’accoglienza è doverosa (oltre che inevitabile), le risorse ci sono (se si combatte la dismisura oscena delle diseguaglianze di ricchezze e redditi), ma deve avvenire come integrazione e assimilazione dei singoli (anche se masse) ai diritti e doveri delle libertà democratiche.
Il multiculturalismo è l’obbrobrio che baratta i diritti degli individui (donne e dissidenti) al feticcio della “diversità”, cioè al potere clerical-maschilista di padri, mariti, imam.
Può aiutare a meglio
intuire il taglio del libro la sintesi di una intervista rilasciata da d’Arcais
a Radio Popolare……
Paolo Flores d’Arcais, filosofo e direttore di Micromega, ha
un’idea precisa dello scontro in atto tra l’Occidente
e Daesh, il cosiddetto stato islamico.
Di fronte al presidente francese Hollande che
dichiara lo “stato di guerra”, Flores d’Arcais replica che l’Occidente non
vuole capire la natura di questa guerra. «E’ una guerra – dice il direttore di Micromega – contro la modernità illuminista e contro ciò che dalla
modernità illuminista in poi è stato promesso: una democrazia coerente, radicale,
di sovranità uguale per tutti. Il
fondamentalismo islamico lancia la propria sfida globale contro questa
modernità illuminista. E’ questa la radicalità dello scontro. Purtroppo, gli establishment occidentali non sono quelli che possono
davvero combattere questa guerra, perché in larga misura e da molti punti di
vista sono la “quinta colonna”, non rappresentano la civiltà nata dai lumi che diventa
democrazia. Gli establishment occidentali sono, invece, coloro che la
calpestano in continuazione e quindi non hanno credibilità e interesse per
reggere questo scontro nei termini in cui si pone. Lo vogliono reggere solo
come scontro geopolitico, di interessi
nazionali. Ma è molto più di questo». Perché gli
establishment occidentali sono una “quinta
colonna” in questa guerra,
perché dovrebbero essere i complici della distruzione di quei valori della modernità illuminista? «Perchè non c’è un Occidente –
dice Flores d’Arcais- . Se vogliamo semplificare ci sono due “occidenti”. Il primo: l’Occidente dei valori che tutti richiamano nelle
costituzioni, dei valori che nascono con l’illuminismo: i valori egualitari e libertari
riassunti nelle tre parole chiavi della rivoluzione francese.
Queste tre parole (liberté egalité fraternité)
significano che non c’è libertà se non c’è eguaglianza e che solo la libertà
nell’eguaglianza può dar luogo alla fratellanza in cui ci si sente tutti
concittadini. Ora, tali valori sono calpestati continuamente dagli
establishment occidentali. Da tutti i punti di vista: dov’è questa sovranità
eguale? Dov’è il rispetto delle libertà occidentali fino in fondo: pensiamo
alla stampa sempre più “embedded”. Purtroppo, l’Occidente è
profondamente diviso al suo interno: da un
lato c’è chi quei valori prende sul serio e vuole davvero la democrazia radicale portata alla serietà delle sue
conseguenze; dall’altro ci sono gli establishment che comunque non vogliono
fare altro che ridurli, ingabbiarli, evirarli. Il problema è questo:
l’Occidente dei poteri finanziari e politici, sempre più intrecciati fra loro,
non è l’Occidente dei valori. Naturalmente, l’islam
che combatte i valori dell’Occidente
che nascono dal disincanto e dall’illuminismo non fa queste distinzioni: vuole
distruggerli entrambi. La debolezza della risposta occidentale è nella
divisione tra chi prende sul serio questi valori, in genere sono i movimenti di
opposizione, e chi – gli establishment – al massimo retoricamente li riafferma
ma poi non li ha a cuore perché non sono il suo interesse. L’interesse del
sistema finanziario, ad esempio, non è certo quello dei valori illuministi ma
di fare affari». L’intervista a Flores d’Arcais prosegue sul tema della
centralità della religione nell’attacco ai valori della modernità illuminista.
«E’ una nostra cecità pensare che non conti. Conta in modo essenziale», dice
Flores in polemica con il filosofo tedesco Jürgen Habermas. Ciò a cui stiamo assistendo, sostiene il
filosofo italiano, «è una dichiarazione di guerra del sacro nella sua forma
fondamentalista».
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