martedì 16 febbraio 2016

Quanto è difficile parlare di Islam, la vicenda esemplare di Kamel Daoud


 
Lo scrittore algerino Kamel Daoud
 
  
annuncia l’addio al giornalismo

 

Lo scrittore algerino Kamel Daoud ha così commentato, nelle colonne di Le Monde, i fatti di Capodanno a Colonia: "Del rifugiato vediamo lo status, non la cultura. E così l'accoglienza si limita a burocrazia e carità, senza tenere conto dei pregiudizi culturali e delle trappole religiose". Per aggiungere: "Nel mondo di Allah il sesso rappresenta la più grande fonte di senso di inadeguatezza". L'algerino, premiato a inizio 2016 come miglior giornalista dell'anno, si è fatto conoscere per un romanzo ispirato ad Albert Camus, Il Caso Mersault, molto discusso in Francia. Ha alle spalle una lunga carriera al Quotidiano d'Orano  e collaborazioni con molti giornali. Recentemente aveva anche pubblicato sul New York Times un articolo sull'Arabia Saudita dal titolo eloquente: Un ISIS che ce l'ha fatta, in questo articolo si era proposto di denunciare non solo i crimini del wahabismo, la corrente dell'islam che domina lo Stato saudita, ma anche le complicità di cui esso gode in Occidente. L'articolo era uscito subito dopo gli attacchi di Parigi, e il giornalista, per il quale "l'adesione a una religione dev'essere libera", aveva messo in guardia contro i fenomeni di negazione che circondano la violenza dei fondamentalisti. Dopo le sue parole sui fatti di Colonia, che secondo lui non possono essere trascurati o paragonati alle violenze degli ubriachi tedeschi all'Oktoberfest per sminuirne la portata, 19 intellettuali [Noureddine Amara (historien), Joel Beinin (historien), Houda Ben Hamouda (historienne), Benoît Challand (sociologue), Jocelyne Dakhlia (historienne), Sonia Dayan-Herzbrun (sociologue), Muriam Haleh Davis (historienne), Giulia Fabbiano (anthropologue), Darcie Fontaine (historienne), David Theo Goldberg (philosophe), Ghassan Hage (anthropologue), Laleh Khalili (anthropologue), Tristan Leperlier (sociologue), Nadia Marzouki (politiste), Pascal Ménoret (anthropologue), Stéphanie Pouessel (anthropologue), Elizabeth Shakman Hurd (politiste), Thomas Serres (politiste), Seif Soudani (journaliste)]. (come si vede in parte di origine mussulmana) lo hanno accusato di accreditare tutti i peggiori pregiudizi "orientalisti" sui musulmani. In altre parole, di guardare alla loro condizione dal punto di vista di un Occidente che li vede come dei selvaggi, in questo caso "tutti predatori sessuali potenziali", e si sente superiore a loro. La ferocia della polemica è stata tale da spingere Daoud a dichiarare che a marzo lascerà il giornalismo. Daoud afferma risolutamente di avere posizioni opposte a quelle dei nazionalisti xenofobi. "La differenza fondamentale tra me e gli estremisti di destra è che loro criticano l'islamismo per rifiutare l'altro, io per accoglierlo. Il loro scopo è l'esclusione, il mio è la condivisione". La proposta del giornalista certo è contro corrente: "Accogliere il corpo", sfamando e offrendo un riparo agli immigrati, ma "proponendo anche all'anima di cambiare". L'Occidente quindi per lui avrebbe una ricchezza spirituale contrapposta a una "miseria", soprattutto sessuale, dell'Islam. Una tesi che ha fatto scalpore in una Francia dove la minaccia del terrorismo e una crisi politica sempre più accentuata (si sta ormai discutendo della possibilità di privare fino a 3 milioni di persone della cittadinanza francese, pilastro dello Stato fin dal 1789) causano aspre polarizzazioni. In Francia anche un filosofo complesso e sfaccettato come Alain Finkielkraut, che, ad esempio nel suo libro L'identità infelice dedicato al tema dell'integrazione degli immigrati, difende in fondo una società quasi "cortese", con rapporti cavallereschi tra l'uomo e la donna, viene accusato di essere un alfiere dell'estrema destra. 

 



 

 
 

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