Lo scrittore
algerino Kamel Daoud
annuncia l’addio al
giornalismo
Lo scrittore algerino Kamel
Daoud ha così commentato, nelle colonne di Le Monde, i fatti di
Capodanno a Colonia: "Del rifugiato vediamo lo status, non la cultura. E
così l'accoglienza si limita a burocrazia e carità, senza tenere conto dei
pregiudizi culturali e delle trappole religiose". Per
aggiungere: "Nel mondo di Allah il sesso rappresenta la più
grande fonte di senso di inadeguatezza". L'algerino, premiato a
inizio 2016 come miglior giornalista dell'anno, si è fatto conoscere per un
romanzo ispirato ad Albert Camus, Il Caso Mersault, molto discusso in
Francia. Ha alle spalle una lunga carriera al Quotidiano d'Orano e
collaborazioni con molti giornali. Recentemente aveva anche pubblicato sul
New York Times un articolo sull'Arabia
Saudita dal titolo eloquente: Un ISIS che ce l'ha fatta, in
questo articolo si era proposto di denunciare non solo i crimini del wahabismo,
la corrente dell'islam che domina lo Stato saudita, ma anche le complicità
di cui esso gode in Occidente. L'articolo era uscito subito dopo gli attacchi
di Parigi, e il giornalista, per
il quale "l'adesione a una religione dev'essere libera", aveva messo
in guardia contro i fenomeni di negazione
che circondano la violenza dei fondamentalisti. Dopo le sue parole
sui fatti di Colonia, che secondo lui non possono essere
trascurati o paragonati alle violenze degli ubriachi tedeschi all'Oktoberfest
per sminuirne la portata, 19 intellettuali [Noureddine Amara (historien), Joel Beinin (historien),
Houda Ben Hamouda (historienne), Benoît Challand (sociologue), Jocelyne Dakhlia
(historienne), Sonia Dayan-Herzbrun (sociologue), Muriam Haleh Davis
(historienne), Giulia Fabbiano (anthropologue), Darcie Fontaine (historienne),
David Theo Goldberg (philosophe), Ghassan Hage (anthropologue), Laleh Khalili
(anthropologue), Tristan Leperlier (sociologue), Nadia Marzouki (politiste),
Pascal Ménoret (anthropologue), Stéphanie Pouessel (anthropologue), Elizabeth
Shakman Hurd (politiste), Thomas Serres (politiste), Seif Soudani (journaliste)]. (come si vede in parte di origine mussulmana) lo hanno accusato di
accreditare tutti i peggiori pregiudizi "orientalisti" sui musulmani.
In altre parole, di guardare alla loro condizione dal punto di vista di un
Occidente che li vede come dei selvaggi, in questo caso "tutti predatori
sessuali potenziali", e si sente superiore a loro. La ferocia della
polemica è stata tale da spingere Daoud a dichiarare che a marzo lascerà il
giornalismo. Daoud afferma risolutamente di avere posizioni opposte a
quelle dei nazionalisti xenofobi. "La differenza fondamentale tra me e gli
estremisti di destra è che loro criticano l'islamismo per rifiutare l'altro, io
per accoglierlo. Il loro scopo è l'esclusione, il mio è la
condivisione". La proposta del giornalista certo è contro corrente:
"Accogliere il corpo", sfamando e offrendo un riparo agli immigrati,
ma "proponendo anche all'anima di
cambiare". L'Occidente quindi per lui avrebbe una ricchezza
spirituale contrapposta a una "miseria", soprattutto sessuale,
dell'Islam. Una tesi che ha fatto scalpore in una Francia dove la minaccia del
terrorismo e una crisi politica sempre più accentuata (si sta ormai discutendo
della possibilità di privare fino a 3 milioni di persone della cittadinanza
francese, pilastro dello Stato fin dal 1789) causano aspre
polarizzazioni. In Francia anche un filosofo complesso e sfaccettato
come Alain Finkielkraut,
che, ad esempio nel suo libro L'identità infelice dedicato al tema
dell'integrazione degli immigrati, difende in fondo una società quasi
"cortese", con rapporti cavallereschi tra l'uomo e la
donna, viene accusato di essere un alfiere dell'estrema destra.
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