Terre rare
Spunti di informazione e riflessione tratti da un
articolo sull’argomento apparso sul numero 12/2018 dell’Espresso a firma di
Angelo Richiello
Di tanto in tanto sono apparsi sui media
articoli che fornivano informazioni sul crescente ruolo di non meglio precisate
“terre rare” ossia particolari metalli il cui utilizzo nelle produzioni a più
alto contenuto tecnologico era fondamentale.
L’argomento era e restava però per tutti
noi, salvo rare eccezioni, relativamente oscuro, sia nei suoi aspetti più
tecnici sia in quelli più legati al loro reale impatto, abituati come siamo a
ritenere ancora fondamentale il ruolo del carbone piuttosto che del petrolio o dei minerali classici.
E invece pare proprio che, accanto alla
risorsa “acqua”, sempre più decisiva per una umanità che continua a crescere
verso l’ipotizzata soglia dei dieci miliardi, queste “terre rare” giocheranno
un ruolo decisivo nel prossimo futuro.
Abbiamo perciò letto con interesse il breve
ma illuminante articolo dell’Espresso dal quale abbiamo tratto alcuni sintetici
spunti.
- Quali sono questi minerali così preziosi? Ecco il loro elenco con nomi propri. Alcuni davvero suggestivi se non divertenti, che sembrano destinati a diventare sempre più conosciuti, così come quello di “lantanoidi”, la “famiglia che ne raggruppa quindici: su diciassette
Cerio
Disprosio
Erbio
Europio
Gadolinio
Itterbio
Ittrio
Lantanio
Lutezio
Neodimio
Olmio
Praseodimio
Promezio
Samario
Scandio
Terbio
Tulio
- Cosa sono? Sono elementi chimici presenti nella tavola periodica (Primo Levi docet) definiti rari non tanto perché presenti in quantitativi ridotti, anzi sono relativamente diffusi e, tanto per capire, oro ed argento sono molto meno abbondanti, ma per la bassa, spesso bassissima, concentrazione nei loro depositi naturali. La loro estrazione ha quindi costi altissimi, tanto da essere economicamente conveniente solo con costi ridottissimi della manodopera, non a caso, come vedremo, possibili solo in paesi come la Cina. Va detto però che la domanda di questi minerali è in così costante crescita da rendere in prospettiva più conveniente la loro produzione
- A cosa servono? Sono componenti fondamentali per lavorazioni ad alto contenuto tecnologico viste le loro caratteristiche ottimali ad esempio per leggerezza, conducibilità e durezza. I settori che li utilizzano sono non a caso quelli di punta. Il loro mancato approvvigionamento bloccherebbe di fatto le attività nei seguenti settori:
Acciaio
Aerospazio e difesa
Automobili
elettriche
Cavi fibre ottiche
Computer
Energia nucleare
Telefoni
- Colpisce in modo particolare il fatto che le terre rare sono essenziali per le produzioni di base che consentono le realizzazione di tecnologie utilizzate per la produzione di energia pulita. La sfida per il contenimento del surriscaldamento del pianeta passa anche attraverso la loro disponibilità
- Dove sono prodotti? Questa è la media di produzione annua, in tonnellate, registrata nell’ultima decade:
Cina con 105.000
Australia con
10.000
USA con 4.100
Russia con 2.500
Tailandia con 1.100
Malesia con 200
- Spicca la totale assenza dell’Europa e l’assoluto predominio cinese, frutto di politiche mirate di investimento attive ormai dagli anni Ottanta e sempre in crescendo, che dagli anni novanta copre il 90% del fabbisogno mondiale
- Dove sono presenti in concentrazioni “abbordabili”? Va da sé che sia la Cina a farla da padrone, dei 120 milioni di tonnellate di riserve stimate in tutto il pianeta il 37% si trova in Cina, il 18% in Brasile, il 15% in Russia, con il restante 30% sparso nel resto del pianeta
- Anche in questo caso si conferma comunque che, qualunque possa essere l’evoluzione tecnologica, l’umanità deve fare i conti con la finitezza “fisica” delle risorse, e che diventa indispensabile, proprio per il raggiungimento degli obiettivi sul clima, un quadro più equilibrato e sereno di rapporti commerciali. Forse nessuno ha detto a Trump che una guerra sui dazi non è la scelta più saggia in questa direzione. Le “terre rare” lo dimostrano
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