martedì 14 aprile 2020

Il "Saggio" del mese - Aprile 2020


La scelta del "Saggio" per questo mese di Aprile è stata fatta prima della scoppio della pandemia da coronavirus. Lo scopo della scelta era, al tempo, legato alla necessità di rivedere le idee guida della politica utili a meglio affrontare l’emergenza climatica ed ambientale, e questo testo offre utili indicazioni per riconsiderare il rapporto dell’uomo in generale, dell’economia e della politica in particolare, con il pianeta Terra, con il “mondo”. Ma soprattutto delinea un quadro organico entro il quale acquistano senso e direzione le indicazioni fornite che, come si avrà modo di vedere, poggiano in buona misura sulla comparsa in scena di un elemento finora assente nel processo storico della civiltà umana. Questo elemento viene denominato da Bruno Latour (sociologo, antropologo e filosofo francese, docente presso l’Istituto di Studi Politici di Parigi), autore del saggio, come “il terrestre” intendendo con esso l’irruzione nelle vicende umane della reazione, climatica ed ambientale, del pianeta Terra alla selvaggia occupazione e sfruttamento da parte dell’uomo. L’acquisita conoscenza della vera origine delle pandemie virali, coronavirus compresa, che consiste nell’aver ampliato a dismisura, proprio con questa occupazione e sfruttamento, le possibilità di entrare in contatto e di diffondere virus e batteri letali, ci autorizza ad inserire nei fenomeni denominati  “il terrestre” anche le pandemie, covid19 in primis
Il “Saggio” del mese
 APRILE 2020


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Tre processi hanno, con altri, dato una precisa direzione alla globalizzazione neo-liberista: l’intreccio tra lo svuotamento, quando non la totale cancellazione, delle “regole” che sin lì avevano normato il gioco tra politica ed economia, primo fenomeno, l’esplosione crescente, delle disuguaglianze economiche e sociali, secondo fenomeno. Ambedue questi aspetti sono stati da molti già riconosciuti ed analizzati. Meno attenzione ha invece avuto il rapporto con il terzo fenomeno: l’avvio della parallela sistematica negazione del cambiamento climatico. Un rapporto che, se riconosciuto e valutato in tutte le sue implicazioni, dimostra che una parte delle élite economiche e politiche ha scientemente deciso non solo di continuare a perseguire le logiche di profitto alla base della globalizzazione, ma persino di abolire l’idea stessa di ….. un mondo comune da condividere ……..  e di attuare una sorta di fuga da quella di …… terra mondo …… Si impone conseguentemente a tutti coloro che si oppongono ai questo stato di cose di avere come obiettivo il …… ritorno alla Terra, al (ri)toccare terra da qualche parte …….
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Un salto in avanti che, paradossalmente, si è reso più comprensibile grazie alla decisione degli USA di Trump di uscire dagli accordi della Cop 21 di Parigi, dichiarando senza mezzi termini, in sintonia con lo slogan di Bush padre lanciato in quella di Rio del 1992: “lo stile di vita americano non è negoziabile”, che USA e resto dell’umanità non abitano la stessa terra. Questa svolta tanto drammatica quanto chiarificatrice è avvenuta nel momento in cui ha preso sempre maggiore consistenza una delle più pesanti conseguenze dei tre processi di cui si è detto: le migrazioni di massa in tutto il pianeta. Proprio la Cop 21, al di là degli obiettivi e degli impegni assunti, ha rappresentato la presa di coscienza da parte di un significativo gruppo di paesi del fatto che l’intera umanità rischiava di migrare verso una Terra tutta da definire e (ri)costruire, e che la ……. globalizzazione rischiava di non avere più un globo …….. Un quadro sempre più vicino che chi condivide il negazionismo trumpiano può solo sperare di ritardarne di qualche inutile anno l’esito finale
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Chi al contrario ancora non si rassegna e in qualche modo intende reagire deve partire proprio dalla constatazione che ……. la nuova universalità politica è sentire che il suolo sta venendo meno ……. che non esistono frontiere per il cambiamento climatico, l’erosione delle terre fertili, l’inquinamento, l’esaurimento delle risorse, la distruzione dell’habitat ambientale. Tutto questo sta determinando, seppure in forme e modi spesso contradditori, l’esigenza di riacquisire protezione, sicurezza, riassicurazione. Una esigenza che da una parte guarda al locale, ossia alla più immediata e naturale dimensione per ….. rimanere attaccati a un suolo ……, ma al tempo stesso realizza che qualunque siano le soluzioni possibili queste non possono non essere che globali.
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Difficile al contempo non scontrarsi con il peso negativo che il termine “globalizzazione” inevitabilmente porta con sé, con il rischio che, come istintiva reazione, prevalga solo una versione miope e chiusa del “locale”. E’ esattamente in questo solco, nella inderogabilità di ridefinire sia il locale che il globale, che sta la sfida che la politica deve raccogliere e risolvere. Le finalità di massima da perseguire sono quella di dare alla sin qui conosciuta globalizzazione univoca degli interessi economici di profitto una contrapposta accezione di plurale, in grado cioè di contenere più esigenze e sensibilità, e quella, strettamente collegata, di sostituire una idea  arcaica di locale non meno univoca con una altrettanto  plurale  perché aperta e attenta alle valenze generali che devono innervare il ritorno ad ogni singolo suolo, alla specifica comunità e cultura storica. Un termine può tenere insieme queste due prospettive contrapponendosi ai rispettivi rischi ……. mondializzazione plurale …….  Un termine capace di far capire che la Terra è al tempo stesso troppo piccola e limitata per la globalizrzazione univoca e troppo grande, dinamica e complessa per essere contenuta in frontiere ristrette e limitate.

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Un primo decisivo passo consiste nel ridefinire la nostra idea di “Terra”, nel ricostruire il rapporto, in ambedue le direzioni, tra essa e l’ “umanità”. Aiuta in questa direzione la crescente drammatica presa di coscienza che …… sotto il suolo della proprietà privata, dell’accaparramento e dello sfruttamento delle terre, un altro suolo, un’altra terra si è messo a rumoreggiare, a tremare, a scomporsi ….. ovvero che la Terra ha smesso di incassare colpi e che ha iniziato a restituirli. Segnali che sono stati perfettamente colti anche dai negazionisti, la cui scelta, precisa e cinica, di negarli è totalmente strumentale al mantenimento degli attuali rapporti di forza e di posizione dominante. Non siamo di fronte ad una ordinaria controversia fra opposte valutazioni scientifiche, il mondo della scienza si è infatti unanimemente espresso in modo chiaro al riguardo. Una prova fra le tante: negli anni Novanta la compagnia petrolifera Exxon Mobil acquisisce, da gruppi di studio da lei stessa attivati, la certezza della direzione del cambiamento climatico; la risposta è però stata quella di attivare massicci investimenti per aumentare il più possibile una estrazione “frenetica” di petrolio, e contemporaneamente di finanziare una campagna, altrettanto frenetica, a sostegno delle tesi negazioniste.
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Dietro questa criminale falsificazione sta però un’idea di suolo, di “Globo”, che ha ispirato da sempre tutta l’azione umana guardando alla Terra come ad un “bene” di suo esclusivo utilizzo. Uno sguardo al tempo stesso spaziale, che altro è la cartografia se non la traduzione della conformazione terrestre in mappe atte ad attuarne la conquista?, e temporale, con una freccia del tempo costantemente rivolta verso l’avvenire incurante di quanto restava alle spalle. La direzione della storia è stata, fin qui, sempre la stessa, ci sono stati ostacoli, ritardi, problemi, ma non si è mai dato un autentico ripensamento. Una sorta di mappa schematica può tradurre questo procedere umano
Bruno Latour inserisce nel testo, in sintonia con il suo “tracciare la rotta” ed al fine di rappresentare in modo schematico quelle sin qui seguite, alcune figure graficamente non riproducibili nello stesso formato in questa sintesi. 

L’intera storia umana si è mossa seguendo una dinamica fra locale e globale guidata da due poli di attrazione: il locale da modernizzare (ATTRATTORE 1) e il globale della modernizzazione (ATTRATTORE 2), quello indubbiamente vincente. Il fronte della modernizzazione si è così costantemente spostato in avanti, verso l’Attrattore 2, ma solo a partire dalla Rivoluzione industriale, grazie al crescente supporto della tecnologia, ciò è avvenuto con una velocità impressionante, e solo a partire da allora assumendo il carattere “univoco” delle logiche di profitto capitalistiche che ha via via egemonizzato l’intero pianeta.  A lungo infatti sia il locale che il globale avevano mantenuto un carattere “plurale”’ all’interno del quale si sono potute manifestare le varie culture e civiltà. Questa trasformazione “univoca”  della modernizzazione non poteva non avere riflessi anche sul “locale” che, costretto a difendersi dallo strapotere della mondializzazione, ha via via a sua volta accentuato un contrapposto carattere altrettanto univoco …… quello che promette tradizione, protezione, identità, presunte certezze all’interno di frontiere nazionali o etniche ….. Una prospettiva di fatto ormai irrealistica ma che, soprattutto nei momenti di crisi economica e sociale, diventa ancora attrattivo per opinioni pubbliche frastornate dalla rapidità e profondità delle crisi economiche e sociali. In questo quadro tendenziale si è di fatto articolato  lo stesso confronto fra sinistra e destra che, restando però……. ambedue collocate lungo lo stesso vettore verso la modernizzazione …….. hanno su singoli specifici, e transitori, aspetti difeso alternativamente posizioni di appoggio al locale piuttosto che al globale. Solo in tempi recenti si è reso evidente, in tutta la sua drammatica rilevanza, quanto sia altrettanto irrealistica ed insostenibile anche questa infinita corsa in avanti verso un orizzonte modernizzato globale univoco. E pur tuttavia essa procede ancora inarrestabile come se una terza forza attrattiva fosse entrata in gioco falsando, piegandola, la freccia del tempo e rendendo obsolete tutte le vecchie definizioni di locale/globale, destra/sinistra, passato/avvenire …….. bisogna mappare tutto di nuovo, e in più farlo con urgenza ……. Bisogna (ri)tracciare la rotta ……. 


Tenendo conto ormai il vecchio ATTRATTORE 1 ha perso il suo carattere LOCALE trasformato in un LOCALE UNIVOCO e l’ATTRATTORE 2 ha completato il suo percorso divenendo la MODERNIZZAZIONE GLOBALE UNIVOCA, e queste due trasformazione sono avvenute sotto la spinta di un nuovo ATTRATTORE 3 che si deve definire per avere contezza del processo
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Paradossalmente un aiuto per arrivare a comprendere e definire questo terzo attrattore viene dalla decisione di Trump (il trumpismo è innovazione politica da prendere molto sul serio) di far uscire gli USA dagli accordi di Parigi. Il velo è caduto e l’arroganza di Trump è solo la veste assunta dal negazionismo assurto a credo politico ……. per la prima volta il negazionismo definisce l’orientamento della vita pubblica di un paese …….. e del paese più ricco e che di più contribuisce, per i volumi di consumo legati all’”american way of life”, al disastro ambientale. L’originalità del trumpismo, l’aspetto cioè che richiede la massima attenzione e che è in evidente sintonia con quanto si è detto del rapporto locale/globale, consiste infatti nell’aver coniugato una “fuga in avanti”, verso il massimo di sfruttamento del Globo, con una correlata “fuga all’indietro”, verso categorie nazionalistiche ed etniche. Certo è che riconoscere questo “aiuto” del trumpismo rivela l’incapacità, l’impotenza, della “politica” in generale, così come si finora mossa verso questo ordine di problemi, di governare l’attuale fase storica, tragicamente non più comprensibile e gestibile con le categorie politiche classiche.
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Che nome dare allora a questo terzo attrattore per meglio comprendere la sua capacità di incidere sul corso della storia? …… chiamiamolo per il momento “il Terrestre” ……. Con la T maiuscola per evidenziare che si tratta al tempo stesso di un concetto e di un attore politico. Non va identificato con la Terra perché a differenza di questa non è più solo lo scenario, lo sfondo, dell’agire umano, il prefisso “geo” di geo-politica. Definisce innanzitutto, nella sua accezione negativa di “attrattore 3” del precedente schema, la scelta consapevole delle logiche di profitto di “accelerare”, vista la loro finitezza, l’utilizzo forsennato del suolo, del Globo. E definisce allo stesso tempo la reazione che la Terra da tempo, ma in modo sempre più evidente e pesante, sta manifestando verso queste azioni degli uomini. Il Terrestre attesta la fine della separazione fra la geo-grafia fisica e la geo-grafia umana, la scomparsa dello “spazio terrestre” come elemento distinto …… il Terrestre non è più la cornice dell’azione umana ma a questa esso prende attivamente parte ……. E’ in sostanza l’atto di nascita della “geo-storia”, di una nuova storia perché non esiste alcun precedente alla situazione attuale. La quale già si innesta su una situazione incredibilmente favorevole per lo sviluppo della civiltà umana che, fatta la tara ai tempi geologici rispetto a quelli umani, ha potuto, nei diecimila anni circa di quello che ormai viene comunemente definito come “antropocene”, contare su una significativa stabilità geologica e climatica. Il Terrestre sancisce, come conseguenza della  mano dell’uomo, la fine di questa favorevole stabilità. Sta in questo scarto la fondamentale novità con la quale deve, perché ancora non l’ha fatto, misurarsi l’azione politica.
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In effetti negli ultimi decenni del secolo scorso una parte, qua e là nel mondo anche significativa, della politica, ossia i movimenti ecologisti, ha posto la questione ambientale al centro della propria attenzione ed azione. Ad essi va riconosciuto il merito di avere, per primi, tentato di invertire la freccia del tempo e del rapporto con la Terra, e quello di aver “politicizzato” oggetti e temi che prima non facevano parte del dibattito politico. Va però allo stesso tempo riconosciuto che dopo cinquant’anni e più di battaglie la loro guerra è ben lungi dall’essere vinta. Incidono ovviamente molti fattori ma è rilevante, ai fini del tracciare una nuova rotta, evidenziare che il loro dichiarato “essere né di destra né di sinistra” è stato mal posto tanto da divenire una delle ragioni del mancato successo. Mal posto perché il loro, per certi versi comprensibile, tentativo di uscire, nello e per lo specifico della lotta ambientale, dall’infruttuosa opposizione destra/sinistra è stato dai più tradotto nella proposta di un non meglio definito “nuovo centro politico” incapace di far emergere con maggiore chiarezza ed organicità l’idea di una nuova direzione in grado di opporsi all’attrattore 3. Troppe battaglie di nicchia, giocate quasi sempre in difesa, spesso di situazioni tanto nobili quanto marginali. E troppa poca chiarezza sulle ragioni che spiegavano, così creando alternative credibili e condivisibili in quanto praticabili, la necessità di andare oltre le consolidate ragioni di divisione fra i due storici poli politici
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Questo evidente limite dell’esperienza ecologista consente però di iniziare a definire i caratteri distintivi del Terrestre, valutandoli proprio in relazione alla infruttuosa, rispetto agli specifici obiettivi ambientali, antica distinzione fra destra e sinistra.

Se, come si è già evidenziato, la dialettica fra Destra e Sinistra si è svolta con evidenti profonde differenze su molti aspetti costituivi dal punto di vista sociale ed economico, ma sempre ambedue restando sulla rotta del globale da modernizzare, prima, e della modernizzazione globale univoca poi, l’irruzione sulla scena dell’attrattore 3, il Terrestre, l’ha in buona misura svuotata, depotenziata. Come si è detto sta proprio nella insufficiente valorizzazione politica del ruolo del Terrestre il limite principale dei movimenti ecologisti storici, da cui deriva però, di conseguenza, una importante indicazione sulla possibile rotta da seguire. Che consiste nel fatto che se la politica, nella dialettica destra/sinistra, è sempre stata esclusivamente orientata verso “oggetti” umani, il Terrestre impone di ri-orientarla verso il …… territorio ……., concretamente inteso come …… suolo ……. (concetto sul quale Latour tornerà più diffusamente in seguito).  Un radicale spostamento della bussola che consenta di ri-definire una rotta in grado di ……. spostare gli interessi di chi continua a fuggire verso il globale e di coloro che continuano a rifugiarsi nel locale …….. così reclutando, in modo trasversale, soggetti politici che attualmente gravitano sia a destra che a sinistra. E’ evidente che questo confronto è da subito più facile con chi ha come riferimento il “locale”, con loro il collante è fornito dal sentimento di appartenenza ad un territorio, ad un suolo, mentre la divergenza da superare è l’omogeneità etnica, il senso di possesso patrimoniale, la nostalgia fine a sé stessa. Si tratta cioè di far capire che si tratta  …… non  di un ritorno alla terra, ma di un ritorno della Terra ……. Questa stessa considerazione offre peraltro un appiglio importante per relazionarsi anche con chi continua a guardare al globale, per la semplice ragione che il Terrestre dipende certamente dalla terra, dal suolo, ma al tempo stesso è indissolubilmente “mondiale” come lo sono tutte le manifestazioni di reazione della Terra non inquadrandosi in nessuna frontiera, superando ogni identità nazionale. Su queste prime basi, ovviamente da tradurre in passaggi, in tappe, precisamente definite, è possibile iniziare a tracciare una nuova rotta che sappia inserirsi più efficacemente nella classica dialettica destra/sinistra avendo come controparte meglio individuata il ……. Moderno estremo ……. della globalizzazione neo-liberista
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Esistono comunque ragioni di idealità finale che facilitano il dialogo fra sinistra ed ecologismo avendo ……. entrambi l’obiettivo di far cambiare direzione alla storia ……… e avendolo entrambi, fin qui, di fatto fallito,  limitandosi, nella migliore delle ipotesi, a rallentarne il corso. Nella ragione che meglio spiega il rispettivo fallimento sta una seconda preziosa indicazione per tracciare una nuova rotta: questa ragione altra non è che l’assurdo dividersi i campi di azione. Occuparsi, l’uno delle questioni sociali ma in modo restrittivo, miope, e l’altro delle questioni ambientali, ma senza comprendere le differenze sociali nelle loro ricadute, è stato un duplice evidente limite ed errore. Perché l’uno non è stato in grado di fare proprie le sfide ecologiste e perché l’altro non ha saputo vedere nell’ecologia politica una leva anche per la questione sociale? Quali sono le rispettive difficoltà di analisi e proposta che hanno continuato a mantenere una inconsistente opposizione tra conflitti sociali e conflitti ecologici? Come spiegare questa frattura nella comune indignazione collettiva? Conviene partire, per ragioni di più lontana origine storica, dalle fonti del pensiero di sinistra
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La sottovalutazione che la sinistra, il socialismo, ha da sempre avuto della questione ambientale ha radici antiche, che consistono nella stessa idea della divisione della società in “classi”, vale a dire la posizione che queste avevano, hanno, nel “processo di produzione”. Idea legittima e condivisibile ma che non si è mai accompagnata con una messa in discussione della “direzione” del processo di produzione, dell’economia, al punto da convergere, per molti delle sue componenti, verso la stessa modernizzazione univoca. Destra e sinistra in effetti non hanno fatto altro che rivaleggiare per affermarsi come quella più modernizzatrice, più orientata alla crescita, al progresso. Non a caso la sinistra non si è mai preoccupata di ……. spiegare ai popoli in via di modernizzazione in quale mondo il progresso li avrebbe fatti approdare ……. smentendo in questo modo la sua stessa pretesa di visione “materialista” della storia per la semplice ragione che del “mondo” essa aveva, all’estremo opposto, un’idea astratta, idealista. [come chiamare materialista una visione politica che non bada al riscaldamento climatico e che non si preoccupa del rischio di una “sesta estinzione di massa”?] E tutto questo è successo, fino ai nostri giorni, pur avendo sotto gli occhi l’evidenza che il mondo, la Terra, stava cambiando la sua conformazione materiale, stava, per reazione, mutando nel Terrestre. La questione quindi non è tanto quella di capire se le trasformazioni economiche e dei sistemi di produzione hanno più o meno attenuato la divisione in classi, quanto quella di realizzare che …… quella divisione era definita su basi troppo restrittive …….. che non tenevano conto della vera sfera materiale, lasciando molti fuori dal novero delle risorse umane mobilitabili. Da tempo agli evidenti limiti della suddivisione schematica in classi si è cercato di rimediare inglobando valori e culture in aggiunta agli “interessi oggettivi”, operazioni lodevoli ed utili, ma che ancora e sempre si muovono nell’esclusivo campo sociale. Sta in questo limite “genetico” l’incapacità della sinistra di fare sue le tematiche ambientali. [Eppure non sono mancati stimoli interessanti: Timothy Mitchell (politologo inglese contemporaneo) ha ben mostrato che un’economia fondata sul carbone ha permesso a lungo una lotta di classe efficace, messa al contrario in forte crisi dal passaggio al petrolio] Si impone quindi con ogni evidenza l’urgenza, per la sinistra mondiale, di aggiornare la basi che definiscono la lotta di classe orientandole anche verso la geo-logia. Il Ventesimo secolo ha di fatto chiuso l’epoca delle questioni sociali lette solo attraverso la lente dell’economia, il Ventunesimo deve diventare ……. l’epoca della nuova questione geo-sociale …….
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Condividono invece sia la sinistra storica che i movimenti ecologisti una idea di natura non solo non adatta a tracciare una nuova rotta ma spesso foriera di preoccupanti equivoci. Per tentare di definirne una più idonea nel tempo del Terrestre occorre ancora chiedere aiuto alla scienza. Anche alla scienza però, come per la politica, si deve chiedere uno sforzo in più, uno sforzo “epistemologico” diverso, in grado di mutare le modalità con le quali sono stati finora studiati la Terra, il suolo, il Terrestre. Questo sforzo consiste nell’analizzare i fenomeni terrestri non “da lontano”, “dal di fuori”, con lo sguardo che abitualmente si usa per studiare un qualsiasi corpo celeste, ma “da vicino” “dall’interno”, ossia mettendo da subito in stretta relazione le dinamiche che, nell’era del Terrestre, ormai legano in modo indissolubile fenomeni fisici e attività umane. Occorreva cioè da tempo dare maggiore rilevanza all’aspetto che caratterizza la Terra come un unicum: per quanto ci è dato di sapere il nostro pianeta è l’unico che ospita forme viventi che operano attivamente sul suo suolo. L’idea di natura che è fin qui emersa dallo sguardo che la coglie dall’esterno, dal di fuori, è quindi quella di una natura impossibile da politicizzare proprio a causa del …….. limitare l’azione umana in nome delle leggi fisiche indiscutibili di una natura oggettiva …… Con l’inevitabile conseguenza di non vedere granché di ciò che realmente accade alla Terra, al Terrestre, ed in aggiunta di aver, seppure inconsapevolmente, in qualche modo facilitato il gioco della modernizzazione globale oggettivando la Terra, il Terrestre, come ente a sé stante. E’ sempre più tempo invece di ……. conoscere il più freddamente possibile la calda attività di una terra finalmente colta da vicino …….
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Questa idea di natura che la scienza ci ha, per proprie comprensibili ragioni epistemologiche, sin qui consegnato è stata infatti, e non a caso, quella fatta propria dalla politica e, prima ancora, dall’economia che ha, fin dai tempi dei fisiocratici, giudicato la Terra un semplice “fattore di produzione”, una risorsa esterna indifferente all’azione umana. Occorreva invece, ammoniti dalla concreta esperienza storica, recepire il recente ammonimento del biochimico James Lovelock di considerare gli esseri viventi, quelli umani in particolare, come ……. agenti che partecipano pienamente ai processi di genesi e mutamento delle condizioni chimiche e, parzialmente, geologiche del pianeta …….. Se alla scienza è quindi richiesto uno sforzo aggiuntivo rispetto al suo procedere abituale, alla politica si impone invece un cambio di paradigma totale: la natura non è un fattore di produzione esterno, ma un campo vivo di fenomeni che risentono profondamente dell’azione umana. Una concezione della natura che è totalmente innovativa per la sinistra, e solo in parte per i movimenti ecologisti, che però, è bene ripeterlo, non sono stati in grado di valorizzarla portandola alle sue logiche conseguenze,.
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Va peraltro ricordato, restando nell’ambito scientifico, che le discipline coinvolgibili in questo ulteriore sforzo conoscitivo sono quelle meglio preposte a studiare una zona relativamente ristretta del pianeta Terra ossia quella che comprende l’atmosfera ed il “suolo”, ovvero il primo strato della zolla terrestre fino alle rocce madri. In questi pochi chilometri di spessore, in questa …… zona critica …… il Terrestre sta manifestando i suoi effetti. Ed è prevedibile che, proprio per questa ragione, questo sforzo conoscitivo sarà accompagnato da polemiche e controversie feroci, il fronte negazionista conta su sparuti, e controversi, “scienziati” ma dispone di risorse ingentissime.
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Questa insistenza sulla necessità di uno sforzo scientifico ha anche una ragione d’essere politica, esso potrebbe essere di decisivo aiuto per porre fine alla stessa separazione fra lotte sociali e lotte ecologiche perché sancirebbe il passaggio da una analisi della natura in termini di sistemi produttivi a quella in termini di ……. sistemi generativi …… La prima, quella finora dominante, era basata sulla divisione fra attori umani e risorse naturali, la seconda, quella che deve imporsi, supera questa divisione ponendo sullo stesso piano risorse ed umani nella generazione di fenomeni al tempo stesso fisici, economici e sociali. Vale a dire che, nell’ottica di saldare il rapporto fra sociale e ambientale, quello che viene messo in discussione non è …….. la centralità dell’essere umano, anzi, ma le modalità della sua presenza sul pianeta, ossia la forma, la composizione, e la ricaduta distributiva del suo rapporto con la Terra, il Terrestre ……. Passare dal sistema produttivo a quello generativo diventa così il modo migliore per moltiplicare le fonti di rivolta contro ogni tipo di ingiustizia. Un ulteriore passo, tutt’altro che secondario, dovrà poi consistere nel superare la dicotomia umano/natura per iniziare, su queste stesse basi scientifiche, a considerarci ……. terrestri in mezzo a terrestri ……. ossia in mezzo a tutte le forme viventi che entrano in relazione con la Terra. La finalità ultima resta quella del superamento della visione economicistica della Terra: come diceva Karl Polany (1886-1964, economista, sociologo e filosofo ungherese, la sua opera più importante “La grande trasformazione” è una critica radicale del mercato capitalistico) ………… la religione secolare del mercato non è “di questo mondo” ……. I nuovi conflitti, esplosi con l’irruzione del Terrestre, con questo diverso modo di rapportarsi con la Terra, non sostituiscono quelli vecchi, ma li inglobano in una unica visione dell’umano e della natura.
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Difficile tradurre in immediate indicazioni operative quella che al momento è una rotta tracciata solo a grandi linee, che sa di doversi lasciare alle spalle un’idea di “globale”, al momento vincente ma assolutamente non sostenibile, e un’idea di “locale”, incapace di dare davvero le rassicurazioni che si propone di fornire, e che sa di doversi orientare verso un vero radicamento sul “suolo”, l’unico ed autentico “locale” che ingloba una giusta mondializzazione del “globale” ……. il suolo permette di radicarsi, il mondo di distaccarsi ……. ed è il Terrestre, la sua piena accettazione, conoscenza e comprensione, che impone questa doppia rotta, perché esso non è riconducibile entro frontiere, ma al tempo stesso deve tornare ad atterrare sul suolo, su un suolo. Aver fin qui tracciato, su queste basi, una rotta, una meta da raggiungere, ma senza con ciò aver già indicato attraverso quali tappe, impone come primo compito quello di conoscere il meglio possibile i “suoli” sui quali si dovrà procedere. Questa è di certo una prima indicazione operativa che, come si è detto, molto si aspetta dalla scienza, da una nuova scienza della Terra: descrivere, approfondire, conoscere, stilare cioè la lista di cose da portarsi dietro nel viaggio di ri-atterraggio sul Suolo. Nel sistema di produzione questa lista era ed è facile da compilare, nel sistema generativo è molto più complesso perché all’umano è richiesto, per la prima volta lungo il corso della civiltà, di non considerarsi unico, ma solo uno fra i tanti agenti che compongono la Terra. In questo descrivere e conoscere sta anche il guardare al sociale, ma in modo diverso, puntando ad una nuove idea di “classe”, non più basata sul solo ruolo produttivo ma su tutto ciò che può concorrere per l’affermarsi di una dignitosa e giusta esistenza. Un precedente storico vale come prezioso esempio. Nel periodo che va dal Gennaio al Maggio del 1789, poco prima che la Rivoluzione Francese sovvertisse l’idea e la forma di Potere, in una Francia sull’orlo della bancarotta vennero redatti, con il coinvolgimento di tutti i villaggi, le città, le corporazioni e le associazioni, dei …. cahiers de doléances ……  una meticolosa raccolta di tutte le questioni, le ingiustizie che dovevano essere affrontate. Non diversamente oggi, affinché ci sia un nuovo ordine del mondo, è indispensabile che ci ……. sia un mondo reso condivisibile da un simile sforzo di inventario ……. da una nuova geo-grafia mondiale delle lamentale
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Latour chiude questo saggio con una breve nota autobiografica utile per affermare che il “suolo” sul quale egli personalmente intende atterrare è l’Europa.  Quell’Europa Unita piena di problemi e contraddizioni ma che, nelle sue componenti più lucide ed appassionate, ha voluto e saputo andare oltre la forma “Stato-nazione” che a lungo ha rappresentato il vettore ideale della modernizzazione univoca. Peter Slotedijk (filosofo tedesco contemporaneo) ha detto che …… l’Europa Unita è il club delle nazioni che hanno definitivamente rinunciato all’Impero …… A questa Europa Unita, essendo storicamente stata nella sua forma di una pluralità di Stati nazione la prima a spostare il fronte della modernizzazione verso il globale univoco, spetta l’onere altrettanto storico di “richiamare”, con l’esempio concreto, alla diversa mondializzazione del Terrestre tutti i popoli che ha in precedenza colpevolmente colonizzato. Saldando in questo modo un grande debito morale. E nell’Europa Unita. Latour ne è tuttora convinto, ci sono le sensibilità, le intelligenze, le competenze per farlo.



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