Pubblichiamo con piacere, e
con convinta adesione, il seguente documento che l’Assessore Fiorenza Arisio ci ha fatto
pervenire
METTIAMO
IN COMUNE
LE
NOSTRE ENERGIE!
Le Comunità Energetiche (CE)
locali si basano sul reciproco scambio di energia rinnovabile di
consumatori/produttori locali nonché sull'efficientamento e la riduzione dei
consumi energetici. Il Comune di Avigliana, assieme ad altri Comuni della Val
di Susa, è intenzionato a promuovere il modello dell'autosufficienza energetica
e della costruzione di una nuova cooperazione territoriale virtuosa che è
insito in questa “filiera corta” dell’energia, coinvolgendo tutta la
cittadinanza in questo progetto. Vediamo come.
In
questi tempi di coronavirus, com’è accaduto in passato per altre situazioni
critiche, emerge il meglio e il peggio della nostra società, per esempio con
l’esasperazione di chi fa incetta di ogni prodotto disponibile da un lato e la
dedizione al bene comune di chi si mette invece al servizio dei più fragili
dall’altro. Come scrive il prof. D’Orsi in un recente articolo, “l’intensificarsi
della paura del “contagio” rende cattive le persone mediocri, mentre esalta la
voglia di “fare qualcosa” per la comunità nelle altre, qualcosa di buono, di
utile, eccitando creatività e inventiva.”
Poiché
la mancanza di ciò che diamo quotidianamente per scontato ce lo fa apprezzare
di più quando questo manca, la clausura forzata ci fa riscoprire per esempio quanto
sia importante mantenere le reti interpersonali e quanto possa essere
importante sentirsi parte di una comunità e coltivare la speranza, anche solo
partecipando a flash mob di tutti i tipi stando sul balcone di casa propria.
Questo
isolamento forzato, che ci costringe a cambiare abitudini, a riflettere di più
sulla nostra vita e a trovare l’energia che serve per farsi forza
collettivamente, dicendo a noi stessi e ai nostri bambini che “andrà tutto
bene”, potrebbe diventare una buona occasione per rivedere anche alcuni stili
di vita che, benché non percepiti come dannosi, perché non causano effetti
immediatamente nocivi o mortali come il Covid19, hanno però generato un
ecosistema malato. Il riscaldamento globale, infatti, è oramai accertato che
sia dovuto principalmente ai gas serra emessi dalle attività umane, e uno
studio di scienziati americani uscito a gennaio, ha evidenziato come lo
scioglimento dei ghiacci dei Poli potrebbe liberare altri antichi virus, nocivi
quanto quello che sta generando l’emergenza. È un po’ come se avessimo fatto
venire la febbre al pianeta ed ora il pianeta si difendesse facendola venire a
noi, costringendoci a distanziarci e a rallentare per non ammalarci
ulteriormente come specie… d’altra parte, come si potrebbe rimanere sani in un
ecosistema malato?
Le
immagini satellitari che monitorano l’inquinamento sia in Cina che in Europa,
evidenziano che mentre stiamo a casa a causa del coronavirus, l’inquinamento
diminuisce e i fenomeni collegati al riscaldamento globale potrebbero
rallentare. Questa inaspettata inversione di tendenza, positiva per quanto
riguarda il cambiamento climatico, ovviamente non significa che dobbiamo
mantenere questa situazione di isolamento forzato anche quando sarà finita
l’emergenza, ma significa che potremmo trovare un nuovo equilibrio che ci
permetta di conciliare le esigenze lavorative e sociali con quelle ambientali,
perché abbiamo sia le tecnologie che le energie per cambiare, se ci
riappropriamo della capacità di sfruttarle collettivamente.
A
questo proposito, potremmo sfruttare questo periodo in cui siamo costretti a
stare a casa, per iniziare a capire quali sono i nostri consumi energetici
casalinghi e se abbiamo oppure no la possibilità di modificarli, sapendo che un’inversione di tendenza
rispetto ai cambiamenti climatici si può costruire iniziando proprio dalle
piccole azioni individuali messe a fattor comune. In questo ci può
aiutare anche una recente legge nazionale (che riprende la legge della Regione
Piemonte n.12 del 3/8/2018) che riguarda la costituzione delle Comunità
Energetiche locali, con lo scopo di incentivare le cosiddette “reti
intelligenti” (smart grid) e lo scambio di energia (elettrica e termica) fra amministrazione
pubblica, imprenditori e comuni cittadini che la producono e la consumano
all’interno di un territorio limitato (come potrebbe essere un grosso Comune o
l’intera Valle di Susa). La legge nazionale n.8 del 28/2/20 prevede che le
Comunità Energetiche locali possano avere una “taglia minima” a partire da
quella di un condominio, per cui chi volesse installare per esempio dei
pannelli fotovoltaici, o mettere delle pompe di calore, per generare e
consumare energia a Km 0 non avrebbe da fare altro che convincere gli altri
inquilini del proprio condominio a condividere questa “conversione verde”. Per
riuscire ad arrivare invece alla costituzione di una Comunità Energetica locale
a livello comunale (o addirittura sovra-comunale), saranno necessari passaggi
burocratici che allungheranno un po’ i tempi di realizzazione, ma se nel frattempo si sarà già
costituita una rete di cittadini interessati a far parte di questa rete, il
vantaggio sarà ancora più ampio e ci permetterà di liberarci a livello maggiore
dalla dipendenza dalle fonti energetiche fossili.
I
vantaggi della costituzione di una CE possono essere sia di tipo economico
diretto, perché tramite l’implementazione di “reti intelligenti” diventa
possibile razionalizzare i consumi energetici a seconda degli orari di
immissione e prelievo dalla rete, sia di tipo indiretto, in quanto le fonti
rinnovabili potrebbero offrire un'adeguata risposta alla domanda di elettricità
e calore creando valore e nuova occupazione (con installazione e manutenzione
di impianti sul territorio). Inoltre tutto questo porterebbe anche a vantaggi
per il clima in generale perché, oltre a responsabilizzare gli
utenti/produttori relativamente ai consumi, utilizzare una filiera corta
dell’energia, ma soprattutto la circolarità della stessa, permetterà di
allontanarsi progressivamente da fonti fossili per orientarsi su fonti
reperibili localmente (es. filiera del legno o piccole centrali idroelettriche,
oltre che i “tetti fotovoltaici”, senza contare anche il risparmio energetico
dato dalla coibentazione degli edifici).
Per tutti questi motivi, nei
prossimi mesi, l’Amministrazione comunale di Avigliana, assieme all’Unione dei
Comuni della Valle di Susa, intende non solo deliberare l’adesione alla “Oil
free zone” come primo passo formale che segna l’intenzione di ridurre la
dipendenza dai combustibili fossili, ma anche coinvolgere i propri cittadini in
una mappatura del territorio che permetta di metterli in rete (dapprima solo
virtuale, ma con lo scopo di farla diventare poi reale) per costituire la
Comunità Energetica locale anche sul nostro territorio.
Coloro che fossero interessati a “mettere in comune” la
generazione della propria energia, possono quindi rivolgersi all’ufficio
ambiente del Comune quando sarà terminato il periodo di emergenza da
coronavirus.
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