La parola del mese
A
turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di
aprirsi verso nuove riflessioni
MARZO
2020
Anche la
“Parola” di questo mese ci è stata suggerita dalla lettura di un saggio,
recentemente uscito, che la cita esplicitamente nel sottotitolo. Il saggio è…..
…… e la parola,
che nel sottotitolo compare con l’aggiunta dell’aggettivo “secolare” è …….
Divergenza
….. estratto dal dizionario on-line Treccani divergènza = sostantivo femminile (derivazione di divergere). – 1. Il
divergere, condizione o proprietà di esser divergente, usata con implicazioni
specifiche in meteorologia, botanica, balistica, ottica, matematica e fisica,
biologia e genetica, meccanica - 2.
Disparità, differenza, soprattutto nel modo di pensare e di giudicare
Non si tratta certamente di una parola
inusuale, “divergenza” compare con
buona frequenza nel normale discorso, ma ci è sembrato opportuno recuperarla
perché in questo saggio Carlo Bastasin (economista
accademico, è Senior Fellow della Luiss School of European Political Economy e
del Brookings Institution di Washington, è inoltre editorialista de La
Repubblica) la
utilizza per definire un tratto, psicologico e politico collettivo, a suo
avviso decisivo per comprendere la crisi della democrazia occidentale ed il
collegato pericolo sovranista e nazionalista. Si tratta quindi di uno spunto
ulteriore a riflettere su un tema, centrale in questa fase storica, che come
CircolarMente abbiamo, non a caso, (ri)presentato nella prima conferenza del
programma 2019/2020 – “Le ferite della partecipazione e della democrazia”
relatore Leonard Mazzone, 13 Novembre scorso. Consigliando vivamente la lettura
del saggio di Bastasin, presentiamo, in modo molto sintetico, alcune delle osservazioni
analitiche che lo hanno indotto a chiamare in causa la “divergenza” (come da nostra consuetudine
le parti in corsivo blu sono passaggi estratti dal testo)………..
Per
comprendere la portata e la profondità della crisi che da almeno un decennio
sta incidendo sui sistemi democratici occidentali non è sufficiente basarsi
sulle sole cause economiche, sociali e istituzionali per quanto queste siano
indiscutibili e significative. Qualcosa di più profondo, secondo Bastasin, deve
essersi diffuso nel sentire collettivo come reazione ai cambiamenti
destrutturanti, innanzitutto economici e tecnologici, che hanno modificato
destini e orizzonti di vita. Non sono mancate, a partire dalla rivoluzione industriale
e dal totale avvento della società di mercato capitalista, crisi e momenti bui,
ma quella che l’Occidente sta attualmente vivendo è, a suo avviso, la fin qui
inedita comparsa di una forma di smarrimento totale di fronte ad una sensazione
di declino secolare. Come se l’intero Occidente si fosse per la prima volta da più
di due secoli in qua sentito derubato della fiducia nel futuro. Come se gran
parte dei popoli che lo abitano si fossero sentiti, quasi all’improvviso, in divergenza con lo spirito dei tempi
così come ha iniziato a manifestarsi con la globalizzazione. …… per divergenza non intendo solo evidenti
disuguaglianze tra poveri e ricchi, ma il senso di marginalità avvertito sia da
chi teme un inarrestabile declino sia da chi ancora spera di proteggere un
relativo benessere ……. Queste paure, sempre più diffuse, chiamano in questione tutte le
categorie dei secoli scorsi, le promesse di benessere crescente del liberismo,
ma anche la rassicurazione di solidarietà del socialismo …… e più in generale la fiducia nei valori
tradizionali che hanno sorretto la democrazia …… Bastasin evidenzia,
descrivendo diverse situazioni esemplari, come chi vive la divergenza si senta orfano, privo di punti di riferimento, e quindi
facile preda delle sirene strumentali del sovranismo e del nazionalismo, di
discorsi che sembrano procurare conforto perché in grado di fornire nemici a
cui addebitare ogni colpa, capri espiatori su cui scaricare il rancore. ……questa divergenza è un
processo che ha una complessità psicologica del tutto diversa dalle
disuguaglianze e sta cambiando gli esseri umani …… Una crescente
mutazione del sentire comune che, se prevedibilmente
già non rientrava nelle preoccupazioni dei sostenitori della globalizzazione
neo-liberista, non è stata però colta nemmeno dalla sinistra, troppo a lungo
convinta che la sempre più estesa ribellione contro la globalizzazione venisse
solo dai più colpiti dalle disuguaglianze, mentre invece da tempo era evidente quanto
interessasse tutti coloro che in qualche modo si sono sentiti “sconfitti” dalla
trasformazione globale, tutti coloro che, in qualche modo, vivono in divergenza con i tempi attuali. …… quando
anche i vincitori di ieri diventano i perdenti di oggi non è mai solo un
problema di disuguaglianza, ma di divergenza, e cioè
di un destino che li allontana dal cuore della società in un modo che appare
irrimediabile ……. Bastasin ripercorre in diversi capitoli del saggio le aree di disagio
che hanno determinato la sconfitta delle proposte politiche tradizionali,
perché tutte quante giudicate “complici” del loro declino, e che hanno al
contempo premiato discorsi populisti istintivamente usati come valvola di sfogo
per un crescente senso di sconfitta irrecuperabile. Un viaggio che attraversa
il Mid West e la Rust Belt (le aree deindustrializzate) americani con il loro
voto per Trump, le campagne inglesi della Brexit, le tentazioni tedesche,
innanzitutto della ex Germania Est ma ormai estese a tutto il paese, di destra se
non di ultra destra, le paure xenofobe dei paesi scandinavi, la confusione e lo
smarrimento italiano e francese. Bastasin usa una affascinante immagine
metaforica a sintetizzare questi flussi, quella dell’alternarsi di zone
illuminate e zone buie che si offrono ai viaggiatori in volo di notte su un
aereo che sorvoli l’America o l’Europa: tutte le zone buie viste da lassù
testimoniano la presenza viva della divergenza,
che sembra mitigarsi un poco nella zone già più illuminate che circondano il
cuore delle grandi città, là dove la luce viva sembra ancora offrire un qual
certo riparo dal suo diffondersi. Questo sentimento di divergenza fra le persone si è poi, in questo stesso arco di tempo,
manifestato anche tra le stesse nazioni, sono infatti riaffiorate tensioni e
divisioni che sembravano appartenere ad un passato da dimenticare, sono
aumentate le reciproche diffidenze, ed è quando …….la divergenza dei destini degli individui incontra la
retorica delle divergenze fra le nazioni che si trasforma in
nazionalismo ……. Non è un paradosso se tutto questo succede in una fase storica in cui
le idee guida della globalizzazione hanno creato una “convergenza” dei mercati mondiali mai vista in precedenza nella
storia, basti pensare che negli ultimi vent’anni il mercato globale unificato
del lavoro è raddoppiato passando da 1,5 a 3 miliardi di individui. Fra questi
due aspetti esiste un evidente rapporto di causa ed effetto: aver cancellato
gran parte dei punti di riferimento locali ha innescato, proprio sulla base
della divergenza dei destini, una
reazione verso chiusure nazionalistiche. In questo contesto Bastasin non nega
l’incidenza della crescita, spaventosa, delle disuguaglianze economiche, ma in
più passaggi evidenzia che per quanto esse siano pesanti ed estese pur tuttavia
la politica, se seriamente intenzionata, ancora possiede strumenti per
affrontarle, ad iniziare da coraggiosi programmi di redistribuzione del reddito
mediante una severa fiscalità progressiva. Molto più complessa si presenta la
risposta alla divergenza a partire
dal fatto che …….. i suoi
sentimenti possono essere invisibili per l’analisi politica tradizionale
proprio perché non si riferiscono solo agli indicatori di disuguaglianze ……. la divergenza è diversa
dalla disuguaglianza perché si riferisce alla proiezione di sé nel futuro …….. Ed appare poi evidente
che ci vogliono anni, decenni, per correggere alcuni dei più importanti fattori
che la provocano quali, ad esempio, la deindustrializzazione e l’obsolescenza
di tecnologie e culture del lavoro, tutto questo mentre all’individuo che si
sente scivolare ai margini non sarà mai sufficiente che un pur efficiente
welfare garantisca il soddisfacimento dei bisogni primari. Bastasin sottolinea
inoltre che se queste considerazioni si applicano alla componente “povera”
della divergenza, non meno problematica
è quella della sua componente “ricca”, per la quale è altrettanto forte la
paura di perdere le condizioni su cui poggia il suo benessere, percependole
fragili e provvisorie. Non sempre poi la qualità di questo benessere economico
si accompagna ad un corrispondente benessere sociale e culturale, non a caso
quindi le manifestazioni di chiusura discriminatoria della divergenza “ricca” sono identiche a quelle della divergenza “povera”. L’ultimo richiamo
di Bastasin è rivolto al futuro della democrazia, a suo giudizio fortemente mesa a rischio, nell’insieme del
quadro tracciato, dalla difficoltà di leggere il fenomeno della divergenza e dalla mancanza oggettiva
di efficaci risposte a breve termine, ma soprattutto dalla fin qui insufficiente
presa di coscienza dei propri limiti. Tant’è che se ……. questa contraddizione senza precedenti tra il sentire
popolare e la soluzione dei problemi non viene resa esplicita e gestita
apertamente la democrazia, i suoi cicli, il suo linguaggio diverranno inutili
se non ostili …….
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