Il “Saggio”
di questo mese di Maggio ci viene presentato, e commentato, dal socio e
collaboratore Gianni Colombo
Il “Saggio” del mese
MAGGIO 2020
Ecco una sintesi
della lettura dell’ultimo saggio di Luciano Floridi. Confesso che ho fatto
molta fatica a capire a fondo il suo messaggio, anche se alcuni passaggi mi
sembrano convincenti. Mi pare che il saggio non chiarisca la relazione tra i
vari argomenti toccati. In alcuni punti della sintesi dichiaro esplicitamente i
miei dubbi sulla affidabilità della mia interpretazione: prendetela quindi con
cautela. Ho aggiunto, separatamente in calce, le mie osservazioni. Ho lasciato
le pagine di riferimento per chi volesse cimentarsi nella lettura, anche con
spirito critico verso la mia interpretazione.
Gianni Colombo
Luciani Floridi
Pensare
l’infosfera – La filosofia come design concettuale
Premessa
14.-15. La tecnologia
è una forza re-ontologizzante: modifica la natura intrinseca di come
comprendiamo il mondo e la concezione di chi siamo.
23. l’intento è
caratterizzare i problemi filosofici in funzione delle risorse necessarie per
risolverli.
1. Cos’è una domanda
filosofica
Tutto il capitolo è dedicato a caratterizzare meglio e
progressivamente la definizione di domanda filosofica. Gli argomenti
sono condotti nella forma di obiezione alla pretesa di definire in modo
corretto cos’è una domanda filosofica. Nel rispondere alle obiezioni, l’autore
affina man mano la sua definizione. Le obiezioni sono ricavate da asserzioni
precedenti di filosofi che hanno operato principalmente in campo
epistemologico.
24.-26. Esistono
domande empiriche e logico-matematiche. Le domande filosofiche devono essere aperte
al disaccordo razionale e onesto.
33.-34. L’apertura è
da intendersi in relazione alle risorse necessarie per formulare risposte. Le
domande filosofiche sono invece chiuse rispetto a ulteriori quesiti
(questa è una conseguenza della natura autoriflessiva della filosofia:
l’interrogarsi sulle domande filosofiche genera altre domande filosofiche, la
chiusura è un concetto matematico)
34.-36. La definizione
precedente aprirebbe il campo delle domande filosofiche a tutte le domande aperte
e chiuse nel senso di cui sopra (ad esempio, la domanda “pioverà
domani?” è aperta al disaccordo, ma è chiusa solo per mancanza di argomenti
empirici o logico-deduttivi che, quando saranno disponibili, fanno svanire la
presunta chiusura della domanda). Questo limita molto il numero
potenziale di domande filosofiche (che esistono comunque, come Floridi sostiene
in aperto contrasto con Hawking (30.). La domanda filosofica deve quindi essere
anche ultima, nel senso che è capace di generare risposte che danno
luogo ad una serie di ulteriori domande.
38.-44. Qui l’obiezione
e: le domande aperte non possono avere risposta e viene contrastata in
modo un po’ macchinoso (ma forse sono io che non ho capito). Tento una
spiegazione. L’autore parte dagli argomenti di Wittgenstein nel suo tentativo
di definire il confine tra scienza e metafisica: le domande filosofiche restano
aperte perché non disponiamo di risposte adeguate, in assenza delle risorse
informative necessarie. Quindi alle domande filosofiche non esiste risposta e
quando la scienza fornisce gli elementi informativi necessari, queste domande
non sono più domande filosofiche. Floridi risponde dicendo che non si possono
stabilire limiti alle risorse necessarie per formulare le risposte. Inoltre,
l’obiezione riguarda più la (impossibilità della) risposta che non il tema di
definire quando una domanda può dirsi filosofica. Negare che ci possa essere
una risposta, fa sì che le questioni filosofiche si concentrino sul come
definire la domanda e secondo Floridi, questo è evidente in Wittgenstein, il
quale dice che il ruolo della filosofia è “farci vedere il mondo nel modo
giusto”. A questo punto l’autore solleva giustamente un’osservazione: la
filosofia non può ridursi all’analisi rinunciando alla sintesi in relazione
alle questioni rilevanti del nostro tempo. Inoltre, a proposito delle risorse necessarie
a formulare risposte aperte al disaccordo informato, e ultime (vedi
prima) Floridi avanza l’ipotesi di utilizzare le risorse che appartengono al capitale
semantico (contenuti mentali, arte, pratiche sociali, ricordi e così via).
Usa il termine neoetico per definire questo campo di risorse. In questo
modo Floridi aggiunge alle caratteristiche che le domande filosofiche devono
avere, il fatto che possono essere delimitate da risorse (condizioni
informative) empiriche o logico-matematiche, ma che devono richiedere risorse neoetiche
per ricevere risposte. Si può tentare di semplificare dicendo che la
domanda filosofica deve tener presente ciò che è scientifico, ma, al contempo,
per formulare risposte aperte e ultime deve usare anche elementi
(ad oggi) non scientifici.
45.-48. L’ultima
obiezione sostiene che le domande filosofiche devono essere valide in modo
indipendente dal contesto. L’autore sostiene invece che il conteso, che
definisce livello di astrazione (vedere dopo) è fondamentale. Le domande
che sono formulate senza tener conto del contesto in cui si pongono sono cattive
domande. Le cattive domande sono quelle assolute, formulate
senza considerare il livello di astrazione in cui si può fornire una risposta.
La conclusione di tutta l’elaborazione sul come definire
la domanda filosofica è convincente e la ricopio per intero……. Le domande filosofiche sono aperte, ultime ma non
assolute, chiuse in relazione a ulteriori domande, potenzialmente delimitate da
risorse empiriche e logico-matematiche e necessitano di risorse neoetiche per
ricevere risposta al corretto livello di astrazione. …….. Il
capitolo si conclude commentando il continuo e duplice processo di scambio tra
domande chiuse (scienza) e domande aperte (filosofia nel senso di cui sopra).
Per alcuni questo scambio finirà con l’erodere definitivamente il campo della
filosofia. La risposta di Floridi è incoraggiante: se la filosofia formula le
domande in modo corretto (vedi sopra) e se rimane connessa tempestivamente con
gli interessi umani, allora questa erosione non avverrà perché gli interessi
umani rinnovano continuamente il campo neoetico a cui le domande filosofiche devono fare
costante riferimento.
2. Cos’è una risposta
filosofica
55-62 Livello di
Astrazione (LdA - definizione): Insieme di osservabili (variabili) che
costituiscono una teoria (un modello). La scelta degli osservabili definisce il
modello. Il LdA è il livello di descrizione al quale il sistema è osservato. Il
cambiamento di un sistema descritto ad un certo LdA può essere indotto
modificando i valori assunti dalle variabili che lo descrivono. Più su abbassa
il LdA, maggiore è il numero di variabili necessario per descrivere il sistema
e i suoi mutamenti.
62-64 Per trattare il
tema della risposta filosofica l’Autore applica il concetto di LdA a due
casi tipici della sfera informatica: lo spazio (telepresenza) e il tempo.
Formula una sorta di principio che deve ispirare la definizione di una teoria:
una teoria si impegna attraverso la scelta dell’LdA con cui osservare il
sistema.
Lo spazio
(telepresenza)
66-67 Una premessa:
l’esperienza in presenza di tecnologia (es telepresenza) è percezione, cioè
interpretazione psicologica che tipicamente ignora la mediazione tecnologica.
Detto in altri termini: noi potremmo vivere in un ambiente virtuale ma
realistico senza percepire il ruolo di mediazione svolto dalla tecnologia.
68. L’autore
attribuisce al passaggio da Cartesio a Kant (rivoluzione scientifica)
l’affermarsi di una prevalenza della cultura e dell’epistemologia
rispetto all’ontologia. Questa prevalenza coincide con la prevalenza
della percezione e della rappresentazione della realtà rispetto all’essenza
della realtà osservata (Fallimento Epistemico - FE). Il modello del
Fallimento Epistemico viene criticato dall’Autore attraverso un processo logico
molto complesso.
70. Critica al
modello FE:
o
non include i casi in cui l’agente artificiale è presente
nell’osservazione e non è soltanto un mezzo
o
quindi offre una comprensione negativa della presenza
come fallimento nel percepire la natura (anche) tecnologica dell’esperienza
o
non è rappresentabile in termini booleani (Si, No)
o
consente casi dubbi di telepresenza annidata: una
circostanza questa che dovrebbe limitarsi a configurazioni logiche (io sono in
una stanza che è a sua volta in un edificio). Un caso dubbio è: io sono in una
stanza che mi ricorda la scuola della mia infanzia. In quest’ultimo caso c’è di
mezzo un’elaborazione mentale non logica
o
non è in grado di rappresentare l’assenza (le varie forme
dell’assenza, che includono l’assenza dovuta a una sconnessione tecnologica).
73-75 Vista la
critica al modello FE, l’Autore avanza una nuova definizione della presenza: “Qualcosa
è presente o assente soltanto in relazione ad un osservatore e ad un LdA”. Il
LdA definisce il livello di descrizione al quale l’oggetto dell’osservazione è
osservato (se l’oggetto è un albero fiorito e lo considero usando i 5 sensi (5
variabili), la presenza dell’albero la valuto ad un LdA diverso dal caso in cui
considero l’albero fiorito utilizzando solo l’olfatto (1 variabile): ho
cambiato LdA). Si può anche dire che ci sono 3 modi per essere presente. Si può
essere presente in quanto:
o
fonte di azione-interazione con l’ambiente
o
portatori di proprietà
o
le 2 forme assieme.
La telepresenza può essere rappresentata come
un’Osservazione di Successo (OS). La definizione di OS è: Un’entità osservata x
in uno Spazio Locale di Osservazione (SLO) ad un LdA è telepresente in uno
Spazio Remoto di Osservazione (SRO) se e solo se x è anche osservabile in SRO ad
un dato LdA.
77. Guardare un
film non è telepresenza (vedi le tre forme di presenza di cui sopra). Sono
invece telepresente in un gioco virtuale (o in una telefonata ?)
80. I caso della
pornografia interattiva rientra nel modello dell’Osservazione di Successo, ma
se i personaggi remoti sono del tutto virtuali, allora cadono alcune istanze
etiche presenti invece nella pornografia recitata da attori veri (no alla
prostituzione, al corpo come oggetto, al rischio per gli attori). Rimane
eventualmente un’istanza etica nei confronti dell’utilizzatore.
83-84. L’Autore
delinea a questo punto una distinzione tra telepresenza ontica e
telepresenza epistemica. La prima risponde alla definizione di OS data
precedentemente, la seconda si ha quando l’OS è effettuata da un x che è in SLO
a proposito di un y che si trova in SRO. In questo secondo caso è in effetti y
che manifesta la sua presenza in SLO.
In parole forse più comprensibili si poterebbero fare
esempi (soggetti ad errori per il mio difetto di comprensione):
o
telepresenza ontica: giochi di ruolo: io (in SLO)
osservo una stanza virtuale con vari personaggi tra cui il sottoscritto (la mia
virtualizzazione); nella stanza virtuale io sono presente come portatore di
proprietà e fonte di interazione sulla scena. Allo stesso modo, altri
partecipanti sono presenti sulla scena e possono cambiare (come portatori e/o
agenti) la mia osservazione
o
telepresenza epistemica: osservo (in SLO) l’immagine
di un gatto che mi viene inviata da una telecamera (da SRO); il gatto è
presente in SLO per le sue proprietà che la telecamera è in grado di
trasmettermi.
Altre definizioni che possono aiutare la comprensione
della telepresenza epistemica sono: presenza anteriore e presenza
posteriore. Nell’esempio precedente, la presenza anteriore è il
gatto, quella posteriore è l’immagine del gatto trasmessa in un altro
Spazio di Osservazione (SLO).
86-89. Floridi usa le
definizioni di telepresenza per definire anche il concetto di privacy.
In sostanza la privacy è la proprietà di uno spazio informazionale. La
violazione della privacy consiste nel furto di questo spazio, che
tuttavia non priva dello stesso spazio informazionale il suo proprietario. Piuttosto,
la violazione opera attraverso un processo di abduzione tra un SRO e un
SLO.
Il tempo (il
metodo di astrazione e la presenza nel tempo)
90-95. Per un numero
crescente di persone è importante mantenere un’identità on line. In che
modo il fatto di essere on line influisce sulla nostra identità?
La sostanza è che occorre porre la domanda con
riferimento al Livello di Astrazione. L’Autore cita il paradosso di Teseo: una
nave ricostruita con nuovi materiali in ossequio alla memoria storica o
artistica è ancora la nave di partenza? La soluzione è: se la domanda si
riferisce alla nave come oggetto, la risposta è: NO, se la domanda si riferisce
alla nave come funzione, allora la risposta è: SI.
3. La filosofia come
design concettuale
98-100 La cultura
accademica e filosofica in merito alla natura della conoscenza persiste secondo
Floridi nel dare maggiore importanza: 1. alla conoscenza del che anziché
alla conoscenza di e del come; 2. alla teoria anziché alla
pratica; 3. al pensare anziché al fare.
Per superare questi limiti la formazione è importante:
occorre formare dei costruttori anziché degli utenti. Questo
fatto anticipa una lunga digressione su Platone che verrà subito dopo.
100-101 LAutore critica
il costruttivismo per l’eccessivo livello di intenzionalità che pone
nella ricerca della conoscenza del mondo. In alternativa, propone una
mediazione, un costruzionismo che chiama design del mondo, un “radicalismo
moderato”. Il costruzionismo è a metà strada tra realismo e costruttivismo.
102-108 Per sostenere
l’opportunità del metodo costruzionista Floridi parte da quello che,
secondo lui, è un passo falso di Platone, il quale sostiene che l’utente di
un artefatto conosce l’artefatto meglio del suo costruttore. A proposito
di artefatti, Platone distingue tra imitare (es il pittore), fare (costruttore),
usare (utente) e dà maggiore risalto al terzo. Successivamente, lo
stesso Platone (Eutidemo) sostiene che “abbiamo bisogno di una scienza
tale che in essa coincidano il produrre e il saper servirsi di ciò
che si produce. Floridi critica anche questa affermazione, ma riconosce che
Platone successivamente sostiene che il costruttore della lira e il suo
suonatore praticano arti molto diverse tra di loro. In sostanza, secondo
Floridi, Platone basa il suo argomento (l’attribuzione della conoscenza all’utente)
su cosa conta veramente: come l’informazione viene usata; sapere che
l’informazione esiste; sapere che l’utente è in grado di accedervi senza
distorsioni.
109-112. Nel sostenere
che la filosofia costruzionista dell’informazione si rifà alla
tradizione Arstotelica-Scolastica, l’Autore precisa che l’”approccio costruzionista
alla conoscenza procede per tentativi e errori e richiede tempo”: la
conoscenza è un’impresa collaborativa di crescita di un sistema multiagente tra
le generazioni. Proseguendo su questo piano, Floridi precisa che il metodo costruzionista
prevede che la conoscenza sia costruita attraverso: tentativi;
costruzione di artefatti semantici (modellazione dell’informazione) e
verifica della loro veridicità. Sembra il processo di scoperta
scientifica, non è chiaro in cosa la ricerca filosofica dovrebbe differenziarsi
rispetto all’approccio scientifico.
113-115. La filosofia
non deve essere intesa come analisi concettuale, ma come design concettuale:
questo è il compito di una metodologia costruzionista e Floridi lo
spiega enunciando i 6 principi che lo fondano (119-120):
o
solo ciò che può essere costruito (anche concettualmente)
può essere conosciuto
o
costruttibilità: le ipotesi di lavoro devono essere investigate
attraverso modelli concettuali (incluse simulazioni)
o
controllabilità: il modello può essere usato in diverse condizioni
o
il modello deve trovare conferma (il modello,
non il sistema modellato)
o
economia le risorse utilizzate per definire il modello devono
essere quelle strettamente necessarie
o
dipendenza dal contesto.
120-121. Una sintesi di
come il costruzionismo si distingue rispetto agli altri approcci
epistemologici:
Altri approcci epistemologici: “Idee,
immagini mentali e raffigurazioni corrispondenti sono copie o ritratti
di qualche realtà in sé altrimenti misteriosa”.
Costruzionismo: “La conoscenza è un processo di modellazione che dà
forma alla realtà per renderla intellegibile entro un processo di costante
revisione”.
122. Qui Floridi
afferma che l’approccio costruzionista è di natura poietica cioè
interattivo, costruttivo e creativo, tipico di quelle scienze che hanno
un’attitudine trasformativa verso il loro oggetto, come l’informatica e
l’economia. Credo si riferisca alla, capacità costitutiva delle
tecnologie digitali.
4. Cinque lezioni
filosofiche
123-139 È un riassunto
dei concetti precedenti che portano al costruzionismo. Le raccomandazioni le
cito solo per titoli perché fanno comunque riferimento a quanto detto nei
capitoli precedenti:
o
Fissare il livello di astrazione per porre le domande. Il
principio è generale e rappresenta un buon argomento (il più chiaro del saggio).
o
Concentrarsi sui problemi più importanti, ovvero quali
domande filosofiche porre. Anche questo è un buon argomento perché riguarda le
domande filosofiche.
o
Sviluppare una nuova antropologia filosofica Ovvero con
quale prospettiva affrontare le questioni filosofiche. È un tema solo adombrato
nei capitoli precedenti, tuttavia pare assolutamente ovvio.
o
Una nuova filosofia dell’informazione ovvero come dare
senso al mondo contemporaneo. Questo tema è ricorrente nella saggistica di
Floridi, il quale tende a leggere il mondo in termini informazionali.
o
Una nuova antropologia filosofica ovvero la formazione
del capitale semantico. Come sopra.
Mie considerazioni
14. - 15. La tecnologia non muta la concezione di chi siamo, ma
muta noi e il mondo e quindi il
modo in cui comprendiamo il mondo e la concezione di chi siamo.
38.-44. Mi sembra sia un po’ forzata l’attribuzione a
Wittgenstein di una posizione così sbilanciata verso l’inevitabile erosione
della filosofia da parte della scienza. Mi risulta che Wittgenstein, pur ammettendo
che su ciò di cui non si può dire,
occorre tacere, non neghi con questo che sia utile filosofare anche in relazione alla scienza,
della quale la metafisica può guidare il programma
di ricerca.
68. L’Autore parte dal presupposto che nella realtà moderna
i prodotti dell’infosfera occupino un ruolo chiave nella mente umana. Può darsi
che il presupposto sia giusto, ma la cosa disarmante è che l’Autore accetti il
presupposto senza applicare ad esso alcuna elaborazione filosofica nei termini
che egli stesso giudica indispensabili (la sintesi). Le argomentazioni contro
il modello del fallimento epistemico sono veramente fumose o incomprensibili
agli orecchianti o piuttosto inutili, nel senso che forse si sarebbe potuto
arrivare alla conclusione in modo molto più diretto.
73-75. Definizione di telepresenza attraverso SLO, SLR, LdA
quasi ridicola (sembra di un’ovvietà sconcertante). Floridi non precisa chi è
l’osservatore (o almeno io non l’ho capito). L’osservatore è un’entità che sta sopra l’esperimento della
telepresenza e ne vede entrambe le manifestazioni (locale e remota) oppure
l’osservatore è chi è presente? Questo dubbio ha
accompagnato la mia lettura fino alla fine del lunghissimo paragrafo. E ha
peggiorato di molto il mio rapporto (ideale) con Floridi.
83-85. Assunto che io abbia capito bene, mi sembra demenziale
che Floridi si cimenti con pagine e pagine di parolone per dire che la vera
telepresenza (ontica) si ha quando
è in gioco un’entità virtuale (es. il blog) in cui i partecipanti sono presenti
(secondo la sua stessa definizione), cioè un’entità comune di presenza. Credo
che in questa definizione rientri anche la telefonata, dove l’entità comune è
la connessione. Il caso della
telepresenza epistemica è un
po’ anomalo perché è asimmetrico e la telepresenza si esprime soltanto in
termini di proprietà. Questa visione avvalorerebbe il fatto che l’Osservatore è
l’entità presente.
86-89. Torna qui la sistematica tentazione di Floridi di
ridurre tutto a spazi informazionali. È chiaro che, se mi rubano l’immagine e
le mie cartelle cliniche e le lettere che ho scritto mentre ero militare, mi
rubano qualcosa che può essere espresso attraverso una sequenza di bit, ma cosa
conta è che rubano la mia intimità, i miei sentimenti, i miei segreti. Questi
sentimenti non sono inscritti in nessun spazio informazionale. Questa
discussione ha molto a che fare con alcune tentazioni dell’Intelligenza
Artificiale, quelle che pretendono di ridurre il cervello ad una sua
rappresentazione digitale.
90-95. Sembra che si ingegni nel formulare domande generiche e
sbagliate per poter dire: guarda che devi porre le domande in modo più preciso!
100-101. Dopo aver criticato il metodo costruttivista, Floridi segue quasi
sempre principi che sono costruttivisti.
Un problema è che Floridi parla di metodi filosofici mentre il costruttivismo (che conosco io) è
molto più orientato al valore trasformativo dell’azione umana.
109-112. Il costruttivismo parla di come guardare alla realtà
(meglio all’immagine della realtà, l’unica di cui possiamo disporre) per agire
seguendo il criterio delle conseguenze (Weber) attraverso procedure che
coinvolgono l’osservatore e il sistema osservato, superando l’impostazione della
separazione tra i due. Adotta il metodo critico e dialettico. Questo è quello
che so: non si tratta di un vero e proprio movimento filosofico, piuttosto di
un approccio ai problemi della società, che non possono essere impostati
secondo il metodo induttivo (o positivista). Non capisco la relazione con
quanto Floridi va dicendo.
119-120. Faccio veramente fatica a distinguere il processo
descritto rispetto ad un canonico processo di scoperta scientifica. Mi pare
che, oltre alla scadente descrizione del processo costruzionista (che si presta ad infinite interpretazioni),
l’unica differenza rispetto al processo scientifico sia l’aspetto della conferma, che viene richiesta in relazione al modello e non al
sistema. Ma cos’è il sistema? Potrebbe essere la proposizione filosofica, ma
allora stiamo parlando del modello della proposizione filosofica? E Floridi si
dichiara incline al fare! (vedi
critica agli accademici). Rabbrividisco alla prospettiva che diventi un teorico.
120-122. Qui si capisce che l’intento è definire un nuovo
approccio filosofico ho un solo dubbio, se il costruzionismo si riferisce alla realtà (e non a questioni
metafisiche non imbrigliabili dalla scienza) di che filosofia stiamo parlando?
Questo dubbio è confermato dall’affermazione circa la natura poietica (termine tipicamente costruttivista) dell’approccio che
propone. Se l’intento è dare un contributo per una filosofia più orientata alle
grandi trasformazioni del presente, credo che il tutto sia condivisibile. Forse
sarebbe stato possibile spiegarlo in modo più comprensibile e convincente.
123-139 Credo che Floridi sia fortemente polarizzato da una
visione tecnocentrica e tenda a leggere tutto in quel modo. Ad esempio tutto il
capitolo 2 (il più consistente) è dedicato a inquadrare il significato della
telepresenza e il significato del cambiamento nel tempo dei profili personali
su una rete sociale.
Anch'io penso che il pensiero di Floridi sia tecnocentrico, ma ritengo offra degli spunti interessanti per introdurre un cambiamento epistemologico nella lettura di senso del nostro mondo; un passaggio appena accennato, secondo me interessante (se ho capito bene il testo), è quello relativo a considerare la rappresentazione come un modello operativo e non come una "finzione". Grazie per il suo prezioso lavoro di sintesi e di riflessione
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