venerdì 8 maggio 2020

Il "Saggio" del mese - Maggio 2020


Il “Saggio” di questo mese di Maggio ci viene presentato, e commentato, dal socio e collaboratore Gianni Colombo

Il “Saggio” del mese

 MAGGIO 2020
Ecco una sintesi della lettura dell’ultimo saggio di Luciano Floridi. Confesso che ho fatto molta fatica a capire a fondo il suo messaggio, anche se alcuni passaggi mi sembrano convincenti. Mi pare che il saggio non chiarisca la relazione tra i vari argomenti toccati. In alcuni punti della sintesi dichiaro esplicitamente i miei dubbi sulla affidabilità della mia interpretazione: prendetela quindi con cautela. Ho aggiunto, separatamente in calce, le mie osservazioni. Ho lasciato le pagine di riferimento per chi volesse cimentarsi nella lettura, anche con spirito critico verso la mia interpretazione.
Gianni Colombo
Luciani Floridi
Pensare l’infosfera – La filosofia come design concettuale
Premessa
14.-15. La tecnologia è una forza re-ontologizzante: modifica la natura intrinseca di come comprendiamo il mondo e la concezione di chi siamo.
23. l’intento è caratterizzare i problemi filosofici in funzione delle risorse necessarie per risolverli.
1. Cos’è una domanda filosofica
Tutto il capitolo è dedicato a caratterizzare meglio e progressivamente la definizione di domanda filosofica. Gli argomenti sono condotti nella forma di obiezione alla pretesa di definire in modo corretto cos’è una domanda filosofica. Nel rispondere alle obiezioni, l’autore affina man mano la sua definizione. Le obiezioni sono ricavate da asserzioni precedenti di filosofi che hanno operato principalmente in campo epistemologico.
24.-26. Esistono domande empiriche e logico-matematiche. Le domande filosofiche devono essere aperte al disaccordo razionale e onesto.
33.-34. L’apertura è da intendersi in relazione alle risorse necessarie per formulare risposte. Le domande filosofiche sono invece chiuse rispetto a ulteriori quesiti (questa è una conseguenza della natura autoriflessiva della filosofia: l’interrogarsi sulle domande filosofiche genera altre domande filosofiche, la chiusura è un concetto matematico)
34.-36. La definizione precedente aprirebbe il campo delle domande filosofiche a tutte le domande aperte e chiuse nel senso di cui sopra (ad esempio, la domanda “pioverà domani?” è aperta al disaccordo, ma è chiusa solo per mancanza di argomenti empirici o logico-deduttivi che, quando saranno disponibili, fanno svanire la presunta chiusura della domanda). Questo limita molto il numero potenziale di domande filosofiche (che esistono comunque, come Floridi sostiene in aperto contrasto con Hawking (30.). La domanda filosofica deve quindi essere anche ultima, nel senso che è capace di generare risposte che danno luogo ad una serie di ulteriori domande.
38.-44. Qui l’obiezione e: le domande aperte non possono avere risposta e viene contrastata in modo un po’ macchinoso (ma forse sono io che non ho capito). Tento una spiegazione. L’autore parte dagli argomenti di Wittgenstein nel suo tentativo di definire il confine tra scienza e metafisica: le domande filosofiche restano aperte perché non disponiamo di risposte adeguate, in assenza delle risorse informative necessarie. Quindi alle domande filosofiche non esiste risposta e quando la scienza fornisce gli elementi informativi necessari, queste domande non sono più domande filosofiche. Floridi risponde dicendo che non si possono stabilire limiti alle risorse necessarie per formulare le risposte. Inoltre, l’obiezione riguarda più la (impossibilità della) risposta che non il tema di definire quando una domanda può dirsi filosofica. Negare che ci possa essere una risposta, fa sì che le questioni filosofiche si concentrino sul come definire la domanda e secondo Floridi, questo è evidente in Wittgenstein, il quale dice che il ruolo della filosofia è “farci vedere il mondo nel modo giusto”. A questo punto l’autore solleva giustamente un’osservazione: la filosofia non può ridursi all’analisi rinunciando alla sintesi in relazione alle questioni rilevanti del nostro tempo. Inoltre, a proposito delle risorse necessarie a formulare risposte aperte al disaccordo informato, e ultime (vedi prima) Floridi avanza l’ipotesi di utilizzare le risorse che appartengono al capitale semantico (contenuti mentali, arte, pratiche sociali, ricordi e così via). Usa il termine neoetico per definire questo campo di risorse. In questo modo Floridi aggiunge alle caratteristiche che le domande filosofiche devono avere, il fatto che possono essere delimitate da risorse (condizioni informative) empiriche o logico-matematiche, ma che devono richiedere risorse neoetiche per ricevere risposte. Si può tentare di semplificare dicendo che la domanda filosofica deve tener presente ciò che è scientifico, ma, al contempo, per formulare risposte aperte e ultime deve usare anche elementi (ad oggi) non scientifici.
45.-48. L’ultima obiezione sostiene che le domande filosofiche devono essere valide in modo indipendente dal contesto. L’autore sostiene invece che il conteso, che definisce livello di astrazione (vedere dopo) è fondamentale. Le domande che sono formulate senza tener conto del contesto in cui si pongono sono cattive domande. Le cattive domande sono quelle assolute, formulate senza considerare il livello di astrazione in cui si può fornire una risposta.
La conclusione di tutta l’elaborazione sul come definire la domanda filosofica è convincente e la ricopio per intero……. Le domande filosofiche sono aperte, ultime ma non assolute, chiuse in relazione a ulteriori domande, potenzialmente delimitate da risorse empiriche e logico-matematiche e necessitano di risorse neoetiche per ricevere risposta al corretto livello di astrazione. …….. Il capitolo si conclude commentando il continuo e duplice processo di scambio tra domande chiuse (scienza) e domande aperte (filosofia nel senso di cui sopra). Per alcuni questo scambio finirà con l’erodere definitivamente il campo della filosofia. La risposta di Floridi è incoraggiante: se la filosofia formula le domande in modo corretto (vedi sopra) e se rimane connessa tempestivamente con gli interessi umani, allora questa erosione non avverrà perché gli interessi umani rinnovano continuamente il campo neoetico a cui le domande filosofiche devono fare costante riferimento.
2. Cos’è una risposta filosofica
55-62 Livello di Astrazione (LdA - definizione): Insieme di osservabili (variabili) che costituiscono una teoria (un modello). La scelta degli osservabili definisce il modello. Il LdA è il livello di descrizione al quale il sistema è osservato. Il cambiamento di un sistema descritto ad un certo LdA può essere indotto modificando i valori assunti dalle variabili che lo descrivono. Più su abbassa il LdA, maggiore è il numero di variabili necessario per descrivere il sistema e i suoi mutamenti.
62-64 Per trattare il tema della risposta filosofica l’Autore applica il concetto di LdA a due casi tipici della sfera informatica: lo spazio (telepresenza) e il tempo. Formula una sorta di principio che deve ispirare la definizione di una teoria: una teoria si impegna attraverso la scelta dell’LdA con cui osservare il sistema.
Lo spazio (telepresenza)
66-67 Una premessa: l’esperienza in presenza di tecnologia (es telepresenza) è percezione, cioè interpretazione psicologica che tipicamente ignora la mediazione tecnologica. Detto in altri termini: noi potremmo vivere in un ambiente virtuale ma realistico senza percepire il ruolo di mediazione svolto dalla tecnologia.
68. L’autore attribuisce al passaggio da Cartesio a Kant (rivoluzione scientifica) l’affermarsi di una prevalenza della cultura e dell’epistemologia rispetto all’ontologia. Questa prevalenza coincide con la prevalenza della percezione e della rappresentazione della realtà rispetto all’essenza della realtà osservata (Fallimento Epistemico - FE). Il modello del Fallimento Epistemico viene criticato dall’Autore attraverso un processo logico molto complesso.
70. Critica al modello FE:
o   non include i casi in cui l’agente artificiale è presente nell’osservazione e non è soltanto un mezzo
o   quindi offre una comprensione negativa della presenza come fallimento nel percepire la natura (anche) tecnologica dell’esperienza
o   non è rappresentabile in termini booleani (Si, No)
o   consente casi dubbi di telepresenza annidata: una circostanza questa che dovrebbe limitarsi a configurazioni logiche (io sono in una stanza che è a sua volta in un edificio). Un caso dubbio è: io sono in una stanza che mi ricorda la scuola della mia infanzia. In quest’ultimo caso c’è di mezzo un’elaborazione mentale non logica
o   non è in grado di rappresentare l’assenza (le varie forme dell’assenza, che includono l’assenza dovuta a una sconnessione tecnologica).
73-75 Vista la critica al modello FE, l’Autore avanza una nuova definizione della presenza: “Qualcosa è presente o assente soltanto in relazione ad un osservatore e ad un LdA”. Il LdA definisce il livello di descrizione al quale l’oggetto dell’osservazione è osservato (se l’oggetto è un albero fiorito e lo considero usando i 5 sensi (5 variabili), la presenza dell’albero la valuto ad un LdA diverso dal caso in cui considero l’albero fiorito utilizzando solo l’olfatto (1 variabile): ho cambiato LdA). Si può anche dire che ci sono 3 modi per essere presente. Si può essere presente in quanto:
o   fonte di azione-interazione con l’ambiente
o   portatori di proprietà
o   le 2 forme assieme.
La telepresenza può essere rappresentata come un’Osservazione di Successo (OS). La definizione di OS è: Un’entità osservata x in uno Spazio Locale di Osservazione (SLO) ad un LdA è telepresente in uno Spazio Remoto di Osservazione (SRO) se e solo se x è anche osservabile in SRO ad un dato LdA.
77. Guardare un film non è telepresenza (vedi le tre forme di presenza di cui sopra). Sono invece telepresente in un gioco virtuale (o in una telefonata ?)
80. I caso della pornografia interattiva rientra nel modello dell’Osservazione di Successo, ma se i personaggi remoti sono del tutto virtuali, allora cadono alcune istanze etiche presenti invece nella pornografia recitata da attori veri (no alla prostituzione, al corpo come oggetto, al rischio per gli attori). Rimane eventualmente un’istanza etica nei confronti dell’utilizzatore.
83-84. L’Autore delinea a questo punto una distinzione tra telepresenza ontica e telepresenza epistemica. La prima risponde alla definizione di OS data precedentemente, la seconda si ha quando l’OS è effettuata da un x che è in SLO a proposito di un y che si trova in SRO. In questo secondo caso è in effetti y che manifesta la sua presenza in SLO.
In parole forse più comprensibili si poterebbero fare esempi (soggetti ad errori per il mio difetto di comprensione):
o   telepresenza ontica: giochi di ruolo: io (in SLO) osservo una stanza virtuale con vari personaggi tra cui il sottoscritto (la mia virtualizzazione); nella stanza virtuale io sono presente come portatore di proprietà e fonte di interazione sulla scena. Allo stesso modo, altri partecipanti sono presenti sulla scena e possono cambiare (come portatori e/o agenti) la mia osservazione
o   telepresenza epistemica: osservo (in SLO) l’immagine di un gatto che mi viene inviata da una telecamera (da SRO); il gatto è presente in SLO per le sue proprietà che la telecamera è in grado di trasmettermi.
Altre definizioni che possono aiutare la comprensione della telepresenza epistemica sono: presenza anteriore e presenza posteriore. Nell’esempio precedente, la presenza anteriore è il gatto, quella posteriore è l’immagine del gatto trasmessa in un altro Spazio di Osservazione (SLO).
86-89. Floridi usa le definizioni di telepresenza per definire anche il concetto di privacy. In sostanza la privacy è la proprietà di uno spazio informazionale. La violazione della privacy consiste nel furto di questo spazio, che tuttavia non priva dello stesso spazio informazionale il suo proprietario. Piuttosto, la violazione opera attraverso un processo di abduzione tra un SRO e un SLO.
Il tempo (il metodo di astrazione e la presenza nel tempo)
90-95. Per un numero crescente di persone è importante mantenere un’identità on line. In che modo il fatto di essere on line influisce sulla nostra identità?
La sostanza è che occorre porre la domanda con riferimento al Livello di Astrazione. L’Autore cita il paradosso di Teseo: una nave ricostruita con nuovi materiali in ossequio alla memoria storica o artistica è ancora la nave di partenza? La soluzione è: se la domanda si riferisce alla nave come oggetto, la risposta è: NO, se la domanda si riferisce alla nave come funzione, allora la risposta è: SI.
3. La filosofia come design concettuale
98-100 La cultura accademica e filosofica in merito alla natura della conoscenza persiste secondo Floridi nel dare maggiore importanza: 1. alla conoscenza del che anziché alla conoscenza di e del come; 2. alla teoria anziché alla pratica; 3. al pensare anziché al fare.
Per superare questi limiti la formazione è importante: occorre formare dei costruttori anziché degli utenti. Questo fatto anticipa una lunga digressione su Platone che verrà subito dopo.
100-101 LAutore critica il costruttivismo per l’eccessivo livello di intenzionalità che pone nella ricerca della conoscenza del mondo. In alternativa, propone una mediazione, un costruzionismo che chiama design del mondo, un “radicalismo moderato”. Il costruzionismo è a metà strada tra realismo e costruttivismo.
102-108 Per sostenere l’opportunità del metodo costruzionista Floridi parte da quello che, secondo lui, è un passo falso di Platone, il quale sostiene che l’utente di un artefatto conosce l’artefatto meglio del suo costruttore. A proposito di artefatti, Platone distingue tra imitare (es il pittore), fare (costruttore), usare (utente) e dà maggiore risalto al terzo. Successivamente, lo stesso Platone (Eutidemo) sostiene che “abbiamo bisogno di una scienza tale che in essa coincidano il produrre e il saper servirsi di ciò che si produce. Floridi critica anche questa affermazione, ma riconosce che Platone successivamente sostiene che il costruttore della lira e il suo suonatore praticano arti molto diverse tra di loro. In sostanza, secondo Floridi, Platone basa il suo argomento (l’attribuzione della conoscenza all’utente) su cosa conta veramente: come l’informazione viene usata; sapere che l’informazione esiste; sapere che l’utente è in grado di accedervi senza distorsioni.
109-112. Nel sostenere che la filosofia costruzionista dell’informazione si rifà alla tradizione Arstotelica-Scolastica, l’Autore precisa che l’”approccio costruzionista alla conoscenza procede per tentativi e errori e richiede tempo”: la conoscenza è un’impresa collaborativa di crescita di un sistema multiagente tra le generazioni. Proseguendo su questo piano, Floridi precisa che il metodo costruzionista prevede che la conoscenza sia costruita attraverso: tentativi; costruzione di artefatti semantici (modellazione dell’informazione) e verifica della loro veridicità. Sembra il processo di scoperta scientifica, non è chiaro in cosa la ricerca filosofica dovrebbe differenziarsi rispetto all’approccio scientifico.
113-115. La filosofia non deve essere intesa come analisi concettuale, ma come design concettuale: questo è il compito di una metodologia costruzionista e Floridi lo spiega enunciando i 6 principi che lo fondano (119-120):
o   solo ciò che può essere costruito (anche concettualmente) può essere conosciuto
o   costruttibilità: le ipotesi di lavoro devono essere investigate attraverso modelli concettuali (incluse simulazioni)
o   controllabilità: il modello può essere usato in diverse condizioni
o   il modello deve trovare conferma (il modello, non il sistema modellato)
o   economia le risorse utilizzate per definire il modello devono essere quelle strettamente necessarie
o   dipendenza dal contesto.
120-121. Una sintesi di come il costruzionismo si distingue rispetto agli altri approcci epistemologici:
Altri approcci epistemologici: “Idee, immagini mentali e raffigurazioni corrispondenti sono copie o ritratti di qualche realtà in sé altrimenti misteriosa”.
Costruzionismo: “La conoscenza è un processo di modellazione che dà forma alla realtà per renderla intellegibile entro un processo di costante revisione”.
122. Qui Floridi afferma che l’approccio costruzionista è di natura poietica cioè interattivo, costruttivo e creativo, tipico di quelle scienze che hanno un’attitudine trasformativa verso il loro oggetto, come l’informatica e l’economia. Credo si riferisca alla, capacità costitutiva delle tecnologie digitali.
4. Cinque lezioni filosofiche
123-139 È un riassunto dei concetti precedenti che portano al costruzionismo. Le raccomandazioni le cito solo per titoli perché fanno comunque riferimento a quanto detto nei capitoli precedenti:
o   Fissare il livello di astrazione per porre le domande. Il principio è generale e rappresenta un buon argomento (il più chiaro del saggio).
o   Concentrarsi sui problemi più importanti, ovvero quali domande filosofiche porre. Anche questo è un buon argomento perché riguarda le domande filosofiche.
o   Sviluppare una nuova antropologia filosofica Ovvero con quale prospettiva affrontare le questioni filosofiche. È un tema solo adombrato nei capitoli precedenti, tuttavia pare assolutamente ovvio.
o   Una nuova filosofia dell’informazione ovvero come dare senso al mondo contemporaneo. Questo tema è ricorrente nella saggistica di Floridi, il quale tende a leggere il mondo in termini informazionali.
o   Una nuova antropologia filosofica ovvero la formazione del capitale semantico. Come sopra.
Mie considerazioni
14. - 15. La tecnologia non muta la concezione di chi siamo, ma muta noi e il mondo e quindi il modo in cui comprendiamo il mondo e la concezione di chi siamo.
38.-44. Mi sembra sia un po’ forzata l’attribuzione a Wittgenstein di una posizione così sbilanciata verso l’inevitabile erosione della filosofia da parte della scienza. Mi risulta che Wittgenstein, pur ammettendo che su ciò di cui non si può dire, occorre tacere, non neghi con questo che sia utile filosofare anche in relazione alla scienza, della quale la metafisica può guidare il programma di ricerca.
68. L’Autore parte dal presupposto che nella realtà moderna i prodotti dell’infosfera occupino un ruolo chiave nella mente umana. Può darsi che il presupposto sia giusto, ma la cosa disarmante è che l’Autore accetti il presupposto senza applicare ad esso alcuna elaborazione filosofica nei termini che egli stesso giudica indispensabili (la sintesi). Le argomentazioni contro il modello del fallimento epistemico sono veramente fumose o incomprensibili agli orecchianti o piuttosto inutili, nel senso che forse si sarebbe potuto arrivare alla conclusione in modo molto più diretto.
73-75. Definizione di telepresenza attraverso SLO, SLR, LdA quasi ridicola (sembra di un’ovvietà sconcertante). Floridi non precisa chi è l’osservatore (o almeno io non l’ho capito). L’osservatore è un’entità che sta sopra l’esperimento della telepresenza e ne vede entrambe le manifestazioni (locale e remota) oppure l’osservatore è chi è presente? Questo dubbio ha accompagnato la mia lettura fino alla fine del lunghissimo paragrafo. E ha peggiorato di molto il mio rapporto (ideale) con Floridi.
83-85. Assunto che io abbia capito bene, mi sembra demenziale che Floridi si cimenti con pagine e pagine di parolone per dire che la vera telepresenza (ontica) si ha quando è in gioco un’entità virtuale (es. il blog) in cui i partecipanti sono presenti (secondo la sua stessa definizione), cioè un’entità comune di presenza. Credo che in questa definizione rientri anche la telefonata, dove l’entità comune è la connessione.  Il caso della telepresenza epistemica è un po’ anomalo perché è asimmetrico e la telepresenza si esprime soltanto in termini di proprietà. Questa visione avvalorerebbe il fatto che l’Osservatore è l’entità presente.
86-89. Torna qui la sistematica tentazione di Floridi di ridurre tutto a spazi informazionali. È chiaro che, se mi rubano l’immagine e le mie cartelle cliniche e le lettere che ho scritto mentre ero militare, mi rubano qualcosa che può essere espresso attraverso una sequenza di bit, ma cosa conta è che rubano la mia intimità, i miei sentimenti, i miei segreti. Questi sentimenti non sono inscritti in nessun spazio informazionale. Questa discussione ha molto a che fare con alcune tentazioni dell’Intelligenza Artificiale, quelle che pretendono di ridurre il cervello ad una sua rappresentazione digitale.
90-95. Sembra che si ingegni nel formulare domande generiche e sbagliate per poter dire: guarda che devi porre le domande in modo più preciso!
100-101. Dopo aver criticato il metodo costruttivista, Floridi segue quasi sempre principi che sono costruttivisti. Un problema è che Floridi parla di metodi filosofici mentre il costruttivismo (che conosco io) è molto più orientato al valore trasformativo dell’azione umana.
109-112. Il costruttivismo parla di come guardare alla realtà (meglio all’immagine della realtà, l’unica di cui possiamo disporre) per agire seguendo il criterio delle conseguenze (Weber) attraverso procedure che coinvolgono l’osservatore e il sistema osservato, superando l’impostazione della separazione tra i due. Adotta il metodo critico e dialettico. Questo è quello che so: non si tratta di un vero e proprio movimento filosofico, piuttosto di un approccio ai problemi della società, che non possono essere impostati secondo il metodo induttivo (o positivista). Non capisco la relazione con quanto Floridi va dicendo.
119-120. Faccio veramente fatica a distinguere il processo descritto rispetto ad un canonico processo di scoperta scientifica. Mi pare che, oltre alla scadente descrizione del processo costruzionista (che si presta ad infinite interpretazioni), l’unica differenza rispetto al processo scientifico sia l’aspetto della conferma, che viene richiesta in relazione al modello e non al sistema. Ma cos’è il sistema? Potrebbe essere la proposizione filosofica, ma allora stiamo parlando del modello della proposizione filosofica? E Floridi si dichiara incline al fare! (vedi critica agli accademici). Rabbrividisco alla prospettiva che diventi un teorico.
120-122. Qui si capisce che l’intento è definire un nuovo approccio filosofico ho un solo dubbio, se il costruzionismo si riferisce alla realtà (e non a questioni metafisiche non imbrigliabili dalla scienza) di che filosofia stiamo parlando? Questo dubbio è confermato dall’affermazione circa la natura poietica (termine tipicamente costruttivista) dell’approccio che propone. Se l’intento è dare un contributo per una filosofia più orientata alle grandi trasformazioni del presente, credo che il tutto sia condivisibile. Forse sarebbe stato possibile spiegarlo in modo più comprensibile e convincente.
123-139 Credo che Floridi sia fortemente polarizzato da una visione tecnocentrica e tenda a leggere tutto in quel modo. Ad esempio tutto il capitolo 2 (il più consistente) è dedicato a inquadrare il significato della telepresenza e il significato del cambiamento nel tempo dei profili personali su una rete sociale.

1 commento:

  1. Anch'io penso che il pensiero di Floridi sia tecnocentrico, ma ritengo offra degli spunti interessanti per introdurre un cambiamento epistemologico nella lettura di senso del nostro mondo; un passaggio appena accennato, secondo me interessante (se ho capito bene il testo), è quello relativo a considerare la rappresentazione come un modello operativo e non come una "finzione". Grazie per il suo prezioso lavoro di sintesi e di riflessione

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