La parola del mese
A
turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di
aprirsi verso nuove riflessioni
NOVEMBRE
2020
CRITICISMO
(Da
Wikipedia) Criticismo = indirizzo filosofico che
si propone di studiare e giudicare i problemi della conoscenza filosofica
scomponendoli in problemi elementari, per cercare di risolverli. Esso restringe
in tal modo il campo di indagine della filosofia, ma ritiene al contempo di
acquisire una maggiore sicurezza sulla veridicità delle affermazioni che
vengono fatte al suo interno. Il metodo di cui si serve consiste nel criticare
o analizzare la ragione tramite la ragione stessa, in modo da scoprirne i
limiti e poter così giudicare fondati o infondati alcuni dei principi che essa
suole affermare. Il criticismo è stato chiamato anche filosofia del
limite, in quanto tende a limitare o a circoscrivere le possibilità della
conoscenza umana, per quanto in questo modo essa riesca ad approdare a forme di
sapere più sicuro. Il criticismo, in fin dei conti, è un'analisi della ragione umana,
che diventa insieme giudice e imputato nel tentativo di scoprire cosa può
realmente conoscere e affermare con certezza. Il maggior esponente di questa corrente filosofica è il pensatore
tedesco Immanuel Kant, che ricorse alla metafora della colomba per
illustrare come, a suo modo di vedere, i limiti imposti all'intelletto siano
in realtà costitutivi della sua stessa possibilità di muoversi e di conoscere:
«La colomba leggiera, mentre nel libero volo fende l'aria di cui sente la
resistenza, potrebbe immaginare che le riuscirebbe assai meglio volare nello
spazio vuoto di aria. Ed appunto così Platone abbandonò il mondo sensibile,
poiché esso pone troppo angusti limiti all'intelletto; e si lanciò sulle ali
delle idee al di là di esso, nello spazio vuoto dell'intelletto puro. Egli
non si accorse che non guadagnava strada, malgrado i suoi sforzi; giacché non
aveva, per così dire, nessun appoggio, sul quale potesse sostenersi e a cui
potesse applicare le sue forze per muovere l'intelletto.» |
(Immanuel Kant, Critica della ragion pura) ____________________________________________ Ci è
sembrato interessante proporre “criticismo” come
parola del mese perché in tempi in cui l’irrinunciabile necessità della
“critica” all’attuale stato delle cose, operazione radicale e non più
rinviabile se ancora si vuole tenere viva la volontà di affrontare, per
risolverle, le globali emergenze ambientale e sociale, impone un di più
nell’esercizio della ragione politica. Un “di più” che purtroppo deve fare i
conti con una scena politica globale che al contrario non pare dare segno di essere
all’altezza della sfida. A maggior ragione diventa allora centrale e decisiva
la capacità, da parte di chi, non scoraggiato e non deluso, ancora intende
agire per un reale cambiamento, di mettere in campo una “critica” che assuma
in pieno le vesti di un vero “criticismo”, vale
a dire innanzitutto la capacità di scomporre il quadro globale, che in quanto
tale appare inaffrontabile e irrisolvibile, nei suoi singoli elementi “per
cercare di risolverli”. Non si tratta di una mera questione di metodo il “criticismo” impone
molto di più di una correttezza procedurale, richiede al soggetto che lo
attua di dotarsi di una piena consapevolezza di sé, del bagaglio culturale
che lo alimenta e della chiarezza dei fini e degli obiettivi. In questo senso
la “filosofia” molto può essere di soccorso all’azione politica, alla suo
indispensabile esercizio della critica. La complessità del quadro sul quale
occorre intervenire richiede, va da sé, una approfondita conoscenza dei dati
di fatto, dei meccanismi che li alimentano, dei soggetti che li mettono in
moto, e delle loro finalità. Ma dalla sola conoscenza del reale, ancorchè
condizione sine qua non, non scaturisce automaticamente una critica efficace
e risolutiva. Occorrono le giuste domande di fondo alle quali dare risposte,
anche filosofiche, che investano la stessa figura di chi critica, la validità
degli strumenti critici messi in campo, la consistenza reale degli obiettivi.
Se in qualche modo è possibile schematizzare il moderno esercizio della
“critica” si deve immaginare un soggetto criticante, individuo e collettivo,
che avvia una relazione, finalizzata ad un cambiamento, con un oggetto, più o
meno complesso, che il soggetto misura, vaglia e giudica sulla base di una
“ragione” composta da valori e teorie. E se la filosofia della scienza può
fornire preziose indicazioni sul corretto rapporto tra soggetto (criticante)
e oggetto (criticato) è la filosofia politica che è bene chiamare in causa
per arricchire la ragione (giudicante), ovvero il complesso di valori e
teorie che devono fornire il metro di giudizio e le finalità da raggiungere. Non
è certo questo modesto angolo della “parola del mese” il luogo per avviarci
in tale direzione, ci limitiamo a utilizzare “criticismo” come occasione per
sollecitare una più chiara consapevolezza delle “doti” necessarie all’esercizio
di una “critica” che si ponga il fine di cambiare, davvero, l’attuale stato
delle cose. Prima che sia troppo tardi. Un eccellente aiuto in questo senso
viene dal recente ottimo saggio di Carlo Galli (docente di Storia delle Dottrine
Politiche all’Università di Bologna, saggista ed editorialista per diverse
testate, attualmente deputato nelle file della sinistra, titolare del sito
“Ragioni politiche”) “Forme della critica”, che proprio questi
temi affronta coniugando filosofia e politica, che ovviamente consigliamo a
chi, coraggiosamente, voglia misurarsi con la sua inevitabile complessità. |
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