lunedì 9 novembre 2020

Le conseguenze dello studio a distanza - Articolo di Chiara Saraceno

 

E’ sicuramente comprensibile la nostra costante grande attenzione ai dati pandemici…..quanti contagi oggi, quanti posti in terapia intensiva domani……piuttosto che al confuso accavallarsi di norme restrittive. Ma è conseguentemente molto alta la possibilità di non prestare, come paese e come cittadini, altrettanta attenzione ad aspetti, strettamente connessi alla pandemia ed alla sua gestione, che non di meno concorrono a formare un quadro quanto mai problematico. Il rischio è quello che, nella giusta tensione a fronteggiare il contagio, si stiano producendo danni al tessuto sociale dei quali non si ha sufficiente consapevolezza e che, oltre a richiedere immediate cure e rimedi adeguati, dovrebbero al contrario essere tenuti in massima considerazione anche nel valutare e decidere gli stessi provvedimenti antipandemici. Lo evidenzia, con la sua solita lucidità e competenza, la sociologa Chiara Saraceno in questo suo articolo segnalatoci da Antonietta Fonnesu

 

Articolo di Chiara Saraceno

“Covid, le conseguenze dello studio a distanza:

 la scuola digitale frena la crescita

 

Lastampa.it del 07 Novembre 2020

 

La situazione della pandemia è sicuramente grave e richiede responsabilità e sacrifici a tutti. Purtroppo anche ai più piccoli e giovani. Ma occorre valutare bene quali sacrifici richiedere e quali costi comportano per i soggetti coinvolti. Giovedì il comitato tecnico scientifico ha ufficialmente riconosciuto i costi della didattica a distanza per le bambine/i e adolescenti. Costi sul piano dell’apprendimento, ma anche del benessere piscologico e della fiducia, tanto più intensi e con effetti di medio-lungo periodo per coloro che erano già in condizioni di svantaggio. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, visto che da mesi almeno una parte dei pediatri, degli psicologi dell’età evolutiva, degli insegnanti, dell’associazionismo, denunciano quella che qualcuno ha chiamato una pandemia educativa. Ma decisamente troppo tardi. Come era tristemente facile prevedere, la chiusura delle scuole e la reclusione degli studenti nelle loro camerette appare uno strumento troppo attraente per rinunciarvi, più semplice e a costo zero per le finanze pubbliche che chiudere i centri commerciali, le sale bingo e per le scommesse, le palestre.  Ci si è scandalizzati della giustificazione – “improduttivi”- addotta da chi vorrebbe isolare in casa i grandi anziani. Ma ci si dovrebbe scandalizzare altrettanto, se non di più, della sistematica sottovalutazione del costo sopportato dai più giovani, della gravità delle enormi restrizioni non tanto o solo alla loro libertà, ma alle loro opportunità di crescita, cui sono sottoposti dalla primavera scorsa: la scuola in presenza, innanzitutto, ma anche la possibilità di fare sport, di svolgere attività organizzate di tempo libero, che pure sappiamo essere importanti per una buona crescita. Costi che non hanno trovato nessuna compensazione. Non mi riferisco, ovviamente, a qualche indennizzo economico. Anche se sicuramente i più svantaggiati rischiano di accrescere le difficoltà che incontreranno nel mercato del lavoro: per l’insufficienza delle competenze acquisite, per l’abbandono precoce del percorso formativo a causa del venir meno della motivazione necessaria e di un ambiente che la sostenga. Mi riferisco a quanto si sarebbe dovuto fare e non si è fatto questa estate, salvo che da parte dell’associazionismo, per recuperare quanto si era perso. Al fatto che, programmando una didattica integrata in parte a distanza in parte in presenza per le superiori (prima della ripresa della pandemia) non ci si è posti né il problema della necessità di innovare la didattica stessa, né di approntare le forme di consulenza e sostegno necessarie per quei ragazzi che non hanno gli strumenti materiali o l’ambiente adatto. Un problema diventato macroscopico con il passaggio al 100 per cento di didattica a distanza che ora, nelle zone rosse, coinvolge anche i ragazzini più piccoli. Solo due settimane fa sono stati stanziati fondi per colmare il divario digitale che tuttora persiste nelle scuole. Anche nella scuola primaria, che per ora rimane teoricamente in presenza, la possibile e ricorrente messa in quarantena di singole classi o di interi plessi non trova una organizzazione preparata a riorientarsi tempestivamente. E si è continuato a far finta di ignorare che non tutti a casa hanno luoghi adatti allo studio, persone che possono dare una mano. Sarebbe necessario mettere a disposizione, anche in collaborazione con l’associazionismo, forme di appoggio a distanza e luoghi sicuri di prossimità, dove i ragazzi/e in piccoli gruppi possano trovare gli strumenti, l’ambiente, le relazioni necessarie ad accompagnarli in questi tempi difficili, a sostenerne la fiducia. Invece, quando si tratta di scuola, e dei più giovani, tutto è sempre all’insegna dell’emergenza e dell’improvvisazione. Alla fine, la delega è sempre alle famiglie (e alle loro disuguali risorse) e alla buona volontà dei singoli. —

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